sottomissione…
Ma Esav gli corse incontro…” (Bereshith 33, 4). Il grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta questo verso spiegando che in quel momento il cuore di Esav cambiò in un attimo e questo perché Yakov si era sottomesso a lui. Rabbì Ovadià continua dicendo: Questa è la nostra condizione in esilio con i figli di Esav che dice nella sua alterigia: Chi potrà gettarmi a terra?, e mostra che sfuggiremo alla spada del suo orgoglio con la sottomissione e i doni, come dicono i nostri Maestri, di benedetta memoria, riguardo ad Achiau di Shilò che maledisse Israele paragonandolo a una canna che si piega a tutti i venti (TB Ta’anith 20a).
Ed ecco, continua Rabbì Ovadià, che se avessero fatto così gli zeloti nel periodo del secondo Tempio, questo non sarebbe stato distrutto, come testimoniò Rabban Yohannan ben Zakkay quando disse all’imperatore Vespasiano, nel tentativo di salvare Gerusalemme dalla distruzione (TB Ghittin 56b): “Gli zeloti che sono in mezzo a noi non ce l’hanno permesso”.
David Sciunnach, rabbino