Il valore dell’insegnamento
Siamo proprio una categoria professionale di pazzi autolesionisti, pensavo qualche giorno fa sentendo una collega che mi ringraziava calorosamente perché avevo accettato di cederle la prima ora di lezione, facendola così entrare alle 8 anziché alle 9; anche io qualche anno fa mi ero fatta supplicare non poco prima di accettare di accompagnare gli allievi a sciare invece di passare una mattina a spiegare Dante o Lucrezio. Questi comportamenti (che forse stupiranno chi si è fatto condizionare dalle campagne mediatiche sugli insegnanti fannulloni) non sono l’eccezione ma la regola, almeno in tutte le scuole in cui mi è capitato di lavorare, come dimostra il linguaggio normalmente usato: tra insegnanti si parla sempre, infatti, di ore “regalate” e “rubate”, dove chi “regala” appioppa un’ora di lavoro non retribuita e chi “ruba” lavora un’ora in più gratis al posto del “derubato”. In teoria è un nobile esempio di dedizione generalizzata al proprio lavoro, ma a volte mi domando se non sia in qualche misura controproducente, finendo per sminuirne il valore: cosa pensano gli allievi dell’insegnante che fa di tutto per avere un’ora di lezione in più? Che non ha di meglio da fare nella sua vita? Che sta inventando di tutto per opprimerli? Difficile, nella società di oggi, che si attribuisca grande valore a un servizio che viene svolto gratuitamente con tanta facilità. Occorre dunque adottare strategie che mettano in evidenza il valore delle proprie lezioni, anche quando sono pagate poco o nulla.
E nel mondo ebraico? Per fortuna abbiamo una tradizione abbastanza solida che sottolinea l’importanza dell’insegnamento, anche quando è impartito gratuitamente, le nostre comunità si reggono in parte sul volontariato e quindi siamo meno portati a usare il costo in denaro come criterio di misurazione del valore di ciò che ci viene offerto (lezioni di Torà, corsi di ebraismo, conferenze, ecc.). Forse, però, in qualche caso il problema esiste anche da noi, per esempio nelle scuole ebraiche, dove è importante far capire che le lezioni di ebraico ed ebraismo non hanno meno valore delle altre (ho l’impressione comunque che oggi ci si riesca molto di più che in passato). Oppure quando si inseguono i “lontani” (cosa peraltro assolutamente meritoria): chi è ricercato con insistenza può essere indotto erroneamente a pensare che gli si voglia offrire una merce scadente; anche in questo caso è importante studiare strategie per far capire che chi propone lezioni di ebraismo non sta chiedendo il favore di essere ascoltato, ma sta offrendo un preziosissimo regalo.
Anna Segre, insegnante