Qui Napoli – Confrontarsi sull’etica

Chi si aspettava un duello all’arma bianca forse sarà rimasto deluso. Niente tintinnar di spade ma un confronto pacato sull’intreccio tra etica e politica ebraica. Protagonisti, il vicepresidente UCEI Anselmo Calò e il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. In occasione del Moked autunnale, i due volti noti dell’ebraismo italiano, intervistati dallo psicologo Daniel Segre, si sono confrontati su tematiche sempre attuali come le politiche comunitarie, il rapporto tra Unione e Comunità così come tra mondo ebraico e Stato. Un dibattito iniziato un po’ in sordina ma che progressivamente ha acquistato quota fino a giungere agli argomenti più caldi per il presente ebraico italiano.
Ma andiamo con ordine. Primo passo del confronto, lo sguardo al passato: la lunga militanza nel Bnei Akiva per Pacifici, nell’Hashomer Hatzair per Calò. Per entrambi, ma con accezioni diverse, un’esperienza fondamentale nella formazione della propria identità ebraica e nell’assunzione delle responsabilità verso se stessi e verso l’ebraismo. Senza dimenticare l’importante impronta lasciata dagli anni alla scuola ebraica di Roma. “Un privilegio averla potuta frequentare” sottolineava Pacifici in riferimento alle tante Comunità sprovviste di questa struttura.
Poi un salto al presente. “Qual è oggi la fisionomia dell’ebraismo italiano?” domanda Segre. Qui la prima piccola divergenza tra gli oratori. Il relativo ottimismo di Calò si scontra con il velato pessimismo di Pacifici. Se per il primo gli ebrei italiani, nonostante alcune previsioni, sono ancora attivi e presenti il che denota un segnale positivo, il secondo si sofferma sulla mappatura dell’Italia ebraica. Delle decine di realtà sorte nei secoli e sparse lungo la Penisola sono rimaste le attuali ventuno Comunità. Le apprensioni del presidente della Comunità di Roma si assottigliano quando parla di “casa sua”: gli ebrei della capitale oggi possono contare su quindici sinagoghe mentre non molto tempo fa le sinagoghe si contavano sule dita di una mano.
I toni si fanno relativamente più accesi quando si passa al rapporto Unione, Comunità, politica. C’è un difficoltà di rapporti tra Ucei e comunità in merito all’offerta di servizi. “Spesso le comunità non colgono o rifiutano iniziative perché pensano non siano per loro necessarie – spiega Calò – e così queste attività rimangono ferme”. “Non si possono fornire soluzioni dall’alto – replica Pacifici – bisogna chiedere quali sono le necessità. Ad esempio dobbiamo puntare a conquistare i giovani”.
Shechitah e milah. Il vento proibizionista olandese che soffia in direzione sud (la Camera bassa dei Paesi Bassi ha approvato una legge che di fatto vieta la macellazione rituale ebraica e islamica) preoccupa Pacifici. Vietare la shechitah o la milah (altro dibattito in seno a diverse realtà europee) sarebbe un colpo durissimo non solo per l’ebraismo ma, in generale, per il diritto alla libertà religiosa. Costituzione e Intesa mettono al sicuro, almeno in prima istanza, gli ebrei italiani da eventuali ripercussioni. E in questi due pilastri ripone la sua fiducia il vicepresidente UCEI: “I padri costituenti furono lungimiranti e l’articolo 8 della Costituzione è un segno di grande civiltà”.
Si è parlato anche del dibattito legato all’Ici – tema molto discusso in questi giorni sui media italiani – e dell’eventuale incidenza della tassa sul patrimonio delle comunità ebraiche italiane ma per la complessità del tema non entriamo qui nel merito.
Come le istituzioni ebraiche devono rapportarsi con la politica italiana? Basso profilo o grande visibilità? Calò predica maggiore cautela ovvero l’opportunità di dosare questa visibilità ed evitare il pericolo di sdoganare determinate posizioni politiche mentre il presidente della Cer rivendica la necessità di far sentire la voce del mondo ebraico: “È cambiata la prospettiva nel rapporto tra ebrei e società italiana”
“Riccardo dice la verità ma le divergenze riguardano il come dobbiamo valutare la realtà” spiegava Anselmo Calò, un po’ la sintesi di tutto il confronto.

Daniel Reichel