“Siate ambasciatori dei valori ebraici”

“Nella storia esistono momenti fortunati in cui ebrei e cristiani possono incontrarsi in pace”. Rav Jonathan Sacks, rabbino capo di Inghilterra e del Commonwealth, tra le massime autorità morali dell’ebraismo mondiale, riassume così il senso della sua presenza a Roma. La platea è quella della sinagoga Beth El, scenario di una visita storica che la Comunità ebraica capitolina accoglie con entusiasmo e calore. Ad introdurre rav Sacks al pubblico, “anche se un personaggio di questa levatura non ha certo bisogno di presentazioni”, è un emozionato rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e appassionato divulgatore del pensiero del collega anglosassone nelle sue lezioni e derashot. L’ospite, con la ben nota eloquenza, ironia e incisività, anticipa al pubblico alcuni temi toccati questa mattina nell’udienza privata concessagli da papa Benedetto XVI. Dall’importanza ineludibile del dialogo interreligioso al contributo dato dall’ebraismo, inteso come sistema di valori, al progresso della collettività. Tra gli esempi citati da rav Sacks, il trattato sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola. Una riflessione paradigmatica del risveglio europeo rinascimentale e oggi assurta a patrimonio del pensiero libero che, afferma, non potrebbe essere stata scritta senza l’aiuto di un grande rabbino quale fu l’influente rav Elia del Medigo. “La libertà parla con accento ebraico” incalza rav Sacks, che spiega come questo sia un concetto di cui ciascun ebreo deve farsi carico nelle società in cui è attore. Tre sono quindi i messaggi che, a suo dire, gli ebrei sono chiamati a condividere con il mondo: la centralità della famiglia e del matrimonio, l’attribuzione di un giusto valore alle cose (concetto su cui si fonda lo Shabbat) e un approccio etico agli affari. Sollecitato infine da rav Di Segni su quali siano oggi le priorità per le comunità ebraiche e su quali canali indirizzare capacità, competenze e risorse in tempi non certo semplici come quelli che vive l’ebraismo italiano, rav Sacks sostiene che la risposta sta in una semplice frase di rav Nachman di Breslav: “La vita è un ponte molto stretto pieno di pericoli. L’importante è non avere mai paura”. Poi, prima di congedarsi tessendo le lodi del collega romano (“un degno prosecutore, col suo duplice impegno di rabbino e medico, dell’opera di Maimonide”), rav Sacks entra nel caso concreto e chiude con un appello: “Ci sono delle scuole ebraiche in Italia? Bene, apritene altre e altre ancora. L’educazione e i giovani devono essere le nostre priorità”.

Adam Smulevich