Yaakòv…

Chi è questo misterioso “ISH”, descritto come un uomo, e alla fine come “PENUEL”, angelo, che spunta dal più profondo della notte impegnando Yaakòv in una lotta silenziosa che durerà fino all’alba? La maggior parte degli esegeti sostengono si tratti dell’angelo di Esàv, quello che nelle alte sfere gli è destinato personalmente, il suo spirito ispiratore e protettore. Alcuni invece dicono che sia l’angelo di Yaakòv. Personalmente, preferisco quest’ultima ipotesi: Yaakòv assalito dal suo proprio custode. La Torah sottolinea che questa lotta si svolge quando Yaakòv resta solo. Sembra trattarsi di un conflitto interno. Yaakòv che lotta con se stesso. Una specie di “Io” sdoppiato di Yaakòv. L’Io che in lui dubita della sua missione, del suo futuro e della sua stessa ragione di essere. Quello che in lui non si sente adeguato ai suoi antenati e ai suoi discendenti. A questo punto assistiamo allo scontro tra Yaakòv e Yaakòv, ma i due Giacobbe in quella notte si ricongiungono. Il sognatore eroico e il pavido fuggitivo, l’uomo scialbo e ingannatore e il fondatore di una nazione la cui elezione non è solo privilegio ma soprattutto lotta e impegno e quindi dignità. Yaakòv aveva vissuto talmente a lungo nell’ambiguità che non riesce più a distinguere il protettore di Esàv dal proprio. Ma quando l’alba spunta diviene Israel, dovrà passare la notte, arrivare fino in fondo al confronto, alla solitudine e all’angoscia per essere degno di questo nome. La chiave del successo di ogni battaglia sta nel coraggio di affrontare la lotta dentro noi stessi.

Roberto Della Rocca, rabbino