Qui Firenze – La città ferita
Ho vissuto per quasi tre anni in piazza del Mercato centrale a Firenze, uno dei punti nevralgici del quartiere di San Lorenzo. Si tratta di una zona per molti versi difficile, perennemente in lotta contro il degrado e poco amata dai fiorentini. Pur con molti difetti, ha però un sapore di autenticità raro. Le storie che vi si raccontano, ai tavolini di un bar o sotto un porticato cadente, sono infatti le storie che i nostri antenati emigrati raccontavano nelle taverne di Brooklyn e Buenos Aires. Parlano di giovani uomini già responsabilizzati in età adolescenziale, che partono dal proprio paese con una valigia carica di speranze e illusioni. Molti di loro vengono dal Senegal. Li vedi in strada dal primo mattino fino a tarda sera. Malgrado le preoccupazioni si sforzano di essere sereni e di inventarsi una vita che valga la pena di essere vissuta. Sorridono, si avvicinano per fare due chiacchiere e ti danno il cinque in segno di amicizia. Sono quasi tutti clandestini.
Ieri la comunità senegalese, San Lorenzo e piazza Dalmazia sono state mortalmente colpite da un mostro imbevuto di odio. La notizia ha gettato nelle sconforto una città che si scopre violata nel suo intimo e che da sempre si fa paladina di valori di apertura, inclusione e tolleranza. Oggi è lutto cittadino. Fa male sapere che queste cose possono accadere anche a Firenze, fa male leggere sui giornali un nome conosciuto tra coloro che lottano in queste ore in ospedale tra la vita e la morte.
Adam Smulevich