Il Meis apre con la prima luce di Chanukkah

Saranno tre diverse esposizioni, aperte al pubblico a Ferrara in occasione della prima luce di Chanukkah, il prossimo martedì 20 dicembre alle 16.30, a dare avvio al Museo nazionale dell’ebraismo italiano. Le tre sale espositive della palazzina di via Piangipane, ristrutturata dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara, il primo luogo fisico che, in attesa della più prestigiosa sede che sorgerà alle sue spalle, racconterà la storia e la cultura dell’ebraismo italiano con mostre, convegni e dibattiti. Sarà un’inaugurazione dai tratti fortemente simbolici, con cui avrà ufficialmente inizio la grande avventura del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. Di forza simbolica anche la presenza alla conferenza stampa di oggi di (da sinistra nell’immagine) Massimo Maisto, vicesindaco del Comune di Ferrara, Carla Di Francesco, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, Raffaella Mortara, consigliere d’amministrazione della Fondazione MEIS e curatrice della mostra e Tiziano Tagliani, sindaco del Comune di Ferrara, rappresentanti degli enti che costituiscono la Fondazione a cui sono affidate la progettazione, la programmazione culturale e la gestione del MEIS.
Durante la conferenza stampa, che ha avuto luogo nella splendida Sala degli Arazzi presso il Comune di Ferrara, sono state presentate le tre piccole mostre che saranno ospitate in tre sale della Palazzina, progettate e curate da Raffaella M. Mortara: Versione Beth, E’ arrivato l’ambasciatore e Italia di Luci rappresentano un excursus lungo 22 secoli che testimonia la presenza degli ebrei in Italia e che prende avvio dal significato e dall’importanza della lettera Beth all’interno dell’alfabeto e più in generale della cultura ebraica.
Versione Beth ripercorre la storia degli ebrei in Italia, dal XIV secolo ai giorni nostri. Verranno messe in evidenza le tante forme della lettera beth che vuole, ovviamente, essere un richiamo a Bereshit, il più significativo riferimento a un inizio che il MEIS possa augurarsi; d’altra parte, la beth della Palazzina allude alla versione di prova, la versione betha, che questo spazio rappresenta per il MEIS. E’ arrivato l’ambasciatore testimonia quanto lontani nel tempo siano stati i primi contatti tra gli ebrei e l’Italia (161-162 a.e.c.), e ripercorrendo le vicende di Jehuda ha-Maccabi ricorda Hanukkah. In Italia di luci la ricostruzione virtuale della nostra penisola: si illumineranno via via le città, i borghi e i villaggi in cui gli ebrei hanno vissuto e saranno inoltre esposte le Hannukkiot prestate dalle comunità per la mostra e quelle realizzate dagli alunni e dalle alunne delle varie scuole ebraiche italiane.
E ormai la macchina è lanciata e sappiamo già che il 21 ottobre 2011 è stato presentato il Progetto Preliminare, che nell’Aprile 2012 arriverà il Progetto Definitivo, che sarà seguito a settembre dello stesso anno dal Progetto Esecutivo, necessario per avviare le gare d’appalto e di conseguenza i lavori.
Da Ferrara giunge quindi un segno di speranza e la svolta nel processo di realizzazione di un progetto impegnativo. Ricordiamo qualche data: 17 aprile 2003, con la legge n. 91/2003 viene istituito il Museo Nazionale della Shoah, a Ferrara (e a Roma, presso Villa Torlonia); il 27 settembre 2006 un’altra legge, la n. 296/2006, amplia e modifica la precedente e sancisce la nascita del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS), superando la possibile concorrenza fra Ferrara e Roma ed affidando al MEIS il compito di far conoscere non solo la storia della Shoah ma la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano; il 23 gennaio 2007 viene costituita la Fondazione MEIS, per gestire, valorizzare, conservare e promuovere il museo. Alla Fondazione partecipano Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comune di Ferrara, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). Poi si passa ai fatti più concreti: bisogna trovare una casa per il MEIS, un luogo della memoria che sia organico alla storia della città e che sia contenuto all’interno della Cerchia Muraria di Ferrara. Viene individuata l’area dell’ex-casa circondariale, edificio in disuso da una quindicina d’anni e dichiarato area di interesse culturale nel 2003 (una curiosa coincidenza, tra l’altro: è lo stesso anno della ‘nascita’ del MEIS). Nel 2004 viene attivato un tavolo tecnico per stilare il bando di concorso per la progettazione del museo, una operazione difficile, che impone anche di trovare un equilibrio fra conservazione e trasformazione per recuperare un immobile tutelato, destinato però ad assumere una funzione sociale completamente diversa, passando da spazio chiuso, progettato per non lasciar uscire nessuno (le carceri), a spazio aperto, permeabile nei confronti dell’esterno (il museo). Si arriva così al 23 aprile 2010, quando viene emanato il Bando di Concorso, un bando complesso, che pone la massima attenzione al corpo centrale dell’edificio, che determina l’idea architettonica complessiva. Il team progettuale deve contenere figure molto diverse: un esperto di progettazione di musei multimediali e didattici, uno studioso di cultura ebraica, un esperto di restauro e uno di progettazione sostenibile. Altro vincolo è che l’accesso all’edificio sia affacciato sul lato delle mura in modo da diventare una vera e propria porta di ingresso alla città. Nonostante ciò al bando partecipano 56 progetti, che vedono coinvolti progettisti provenienti da diverse parti del mondo. Il 26 gennaio 2011 lo Studio Arco di Bologna viene dichiarato vincitore, con un progetto che sottolinea il passaggio da luogo chiuso a luogo aperto, permeabile e trasparente, in cui diversi elementi, il Tempo, la Storia, la Terra, l’Acqua e l’Aria si combinano con elementi progettuali concreti, come le fenditure di accesso previste nelle mura di recinzione, il giardino, la presenza dell’acqua che alleggerisce il complesso e riporta alla tradizione storica della città. L’edificio è concepito quasi come un organismo vivente, in rapporto con l’ambiente circostante e – nonostante la mole del progetto – autosufficiente sul piano energetico. Il corpo centrale dell’edificio, poi, viene sostituito da cinque volumi, cinque come i cinque libri della Torah, con possibilità di utilizzo autonome. Una grande flessibilità progettuale, insomma, che permette al museo di espandere man mano le proprie iniziative senza dover interrompere le attività.
La mostra sarà visitabile gratuitamente sino al 5 febbraio, per informazioni: www.meisweb.it

Ada Treves