…ricordare
Torino e Firenze, ma anche il massacro di Utoya e il dilatarsi sul web e sui media di una propaganda razzista e antisemita che sembra aver superato un confine, essere divenuta ovvia e accettata. In questo contesto, quel che scriveva ieri Bidussa mi sembra fondamentale: “avere memoria è una condizione per saper leggere le peripezie possibili della realtà”. Il contesto in cui ci troviamo oggi a ricordare (o anche a dimenticare) ci obbliga a rispondere alla domanda che ci assilla da molto tempo: ricordare a che scopo? Se dedicassimo d’ora in avanti le nostre riflessioni sul passato non a vane celebrazioni, ma a costruire un piccolo tassello di un pensiero che renda impossibili cose come queste, sarebbe sufficiente. Se destinassimo solo una piccola parte del nostro tempo ad insegnare ai più giovani che le razze non esistono e che gli esseri umani sono uguali, avremmo già fatto un buon uso della nostra memoria.
Anna Foa, storica