Formazione

La replica è più insidiosa del debutto. Salendo per la prima volta sul palco, si vibra di adrenalina, i sensi raggiungono la massima allerta, l’attenzione è alle stelle; ma quando ci si deve ripetere rischiamo la leggerezza e l’errore banale. Due anni fa fondammo l’associazione Hans Jonas con vari obiettivi, il primo dei quali era contribuire a formare una nuova classe di leader dell’ebraismo italiano; quasi in contemporanea l’Unione delle Comunità sviluppò un proprio programma per giovani, diverso nei contenuti e nelle modalità. Il fatto che la formazione abbia assunto questa centralità tra i dirigenti delle Comunità ebraiche è un fatto importantissimo, e induce a guardare con ottimismo al futuro del nostro piccolo mondo antico, l’ebraismo italiano.
Tra il 15 gennaio e il 25 marzo è prevista a Roma la III edizione del Master Hans Jonas, rivolta a giovani ebrei di tutta Italia tra i 18 e i 35 anni. L’impostazione rimane la stessa: che cosa significa essere ebrei in una società in trasformazione, globalizzata, multietnica, in crisi? Che cosa è significato essere ebrei nella storia, e come l’identità religiosa si è trasformata da paese a paese, e come varia oggi tra Israele e le Diaspore? Su questi temi discuteremo in quattro sessioni, guidati dagli storici David Bidussa, Eugenio Montali, Mario Toscano. Ma siccome per essere un leader non basta essere bravi nella teoria, anche quest’anno puntiamo molto sulle competenze pratiche: fund raising (Fabio Severino), pubblic speaking (Andrea Mazzeo), management (Anselmo Calò). Nella scorsa edizione ogni sessione si concludeva incontrando uno scrittore. Questa volta ogni giornata terminerà con la conversazione tra un rabbino e un laico su una coppia di parole: passione e apatia (Rav Benedetto Carucci e Luigi Manconi); giustizia e amore (Anna Foa e Rav Roberto Della Rocca); diritti e doveri (Pietro Gargiulo e Rav Roberto Colombo).

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas