…teologia

Mi inserisco sulla scia delle interessanti considerazioni di Daniele Liberanome, che ringrazio anche, da milanese, per aver colmato la mia ignoranza sull’esterno dell’abside del Duomo. Tutti conosciamo la cosiddetta teologia della sostituzione, con cui il cristianesimo si è impossessato della storia e dei simboli di Israel. Non si tratta di una pura operazione di potere, ma di uno slittamento culturale alla cui base c’è l’idea dell’incompiutezza ebraica, cui si rimprovera di aver aperto la strada senza percorrerla fino in fondo. Se, dunque, l’ebraismo ha inaugurato una prospettiva universalistica che riconosce diritti trasversali, non è stato capace di abbattere i limiti che separano la propria cultura dalle altre, dando l’idea di un’ostinata resistenza. Inutile dire che il mondo ebraico rivendichi con fierezza la resistenza ad una spinta che pare assomigliare in modo sospetto alla rabbia di Esav nei confronti del fratello, ma mi chiedo: che Europa hanno in mente gli altri? Una semplice redutio ad unum? E chi sarebbe
l’ “unum”? Una domanda cha ha ancor più senso oggi, nei giorni di Hanukkah.

Davide Assael, ricercatore