La canzone di tutti

C’è di nuovo affanno nel far vedere agli altri, a quanti più altri possibile, come in Egitto venga a galla la componente integralista, che come sempre è maggioritaria, e ancora una volta viene di sospirare o gridare: “…Noi lo avevamo detto”; poi la Siria compie stragi quotidiane, perseguendo un lucido sterminio di ogni forma di opposizione, e ancora una volta esistono due pesi e due misure – come se fosse una novità nella storia ebraica e in quella umana – e nessuno punta il dito contro la Siria con la stessa veemenza che si verifica nel puntarlo contro Israele, che è uno Stato con le proprie responsabilità, ma una società democratica. E siccome poi sono decenni che è costantemente in evidenza la natura di regime dello Stato siriano, se vogliamo chiamarlo Stato, un’altra volta viene da dire: “Ecco, lo avevamo detto”.
E c’è che alcuni sacerdoti cattolici in Palestina suffragano, sostengono, alimentano la tesi negazionista che Gesù fosse palestinese: che gli ebrei dunque non siano mai esistiti e l’identità ebraica non sia che un mito: una fabula. E allora, in una volonterosa solitudine, così tipica del ghetto ebraico dentro al ghetto dell’ Europa e delle sue tipiche ideologie, ci si affanna a svelare il disegno negazionista, talora sottile, talora grossolano – questo affanno, secondo il nostro sommesso parere, non serve. E’ un affanno che va avanti da anni, simile ai nostri gesti dell’infanzia quando pensavamo di costruire una barriera di sabbia per fermare il mare e il giorno dopo la barriera non c’era più, c’era il mare – e quanto era grande, e preponderante questo mare. Allora dovevamo ricostruire la barriera di sabbia una nuova volta, ed era evidente come la muraglia di sabbia più che una soluzione fosse il sogno di una soluzione. Un sogno nudo, senza i vestiti per andare in giro.
E a quanto pare l’aver mostrato mille volte la verità oscurata dalla menzogna non risolve la lunga questione ebraica, e amaramente la trincea della verità è una guerra immobile dove la lotta ristagna vana, e come per beffa la verità esce sempre sconfitta. Che poi, il mondo sa e ha sempre saputo che probabilmente in Egitto sarebbe emersa la componente integralista e si sarebbe fatta largo con la violenza; che la Siria non sia un paese laburista, ma un alleato regionale dell’ex Urss, e ora della Russia, e un duro e repressivo regime. La verità non interessa al mondo: la sola e solida certezza è che il mondo ha fisiologicamente bisogno di attribuire la colpa agli ebrei, pochi, deboli e ciclicamente deicidi: il mondo ha bisogno di dare assoluzione ai potenti, ai ricchi, ai preponderanti, ai numerosi. Un’ altra certezza, dice il Tizio, è la natura politica del governo israeliano che si avvale di questa fase storica, della paura che tale fase reca in abbondanza con sé, per affermare propri disegni e un senso di arcigna estraneità alla questione della pace, cioè alla questione dell’esistenza altrui. D’altra parte, se è vero che ognuno tende a perpetuare la lotta di trincea per la sola propria verità, per quanto riguarda la cultura ebraica probabilmente è giunto il tempo di lanciarsi all’arrembaggio della pace, e direi anche un tempo in cui nella persona ebraica si faccia strada la percezione di come la pace diventi reale solo nel caso sappia rompere le divisioni, sia capace di diventare patrimonio universale, e la lotta si trasformi da asmatico affanno in eroico sforzo a capire chi sono gli altri e cosa vogliono. Possibile che gli altri siano solamente tenebra? Nessuno vive e si nutre solo del buio, da qualche parte filtra sempre una luce di tutti che poi la guerra non è una vera opzione, c’è già stata la guerra, quante guerre solitarie, una sola guerra costante. E allora la pace non è una soluzione bellica, non è un portato del timore e della tensione continua, deve essere per forza qualcosa di altro, di non ancora sperimentato. Bisognerà cantare una canzone che tutti cantino, allora la menzogna sarà tacitata.

Il Tizio della Sera