Caccia alle candeline

Forse c’è stato qualche fraintendimento in famiglia, forse mi sono attivata troppo tardi, fatto sta che manca un giorno a Chanukkà e sono ancora senza candeline. In Comunità sono finite, e non le ha neanche il negozio dove si comprano di solito. Mi viene in mente che forse alla scuola ebraica hanno gigantesche riserve per tutti i bambini: niente da fare, scarseggiano anche lì. Frugo attentamente in tutta la casa e scopro che negli ultimi anni, grazie alla candelina in più che si trova normalmente nelle confezioni, sono riuscita a metterne da parte tre. Be’, è un inizio, almeno posso accendere la prima sera, poi si vedrà. Certo, è vero che Chanukkà è tempo di miracoli, ma come posso sperare che tre candele diventino miracolosamente 44? Comincio a girare per i supermercati, e solo con molta fatica trovo le candeline da torta come si usavano una volta (che a quanto pare sono considerate oggetti pericolosissimi: quelle in vendita oggi non superano il centimetro di altezza). Mentre elaboro complicate e improbabili strategie per farle durare più a lungo (per esempio metterle sulla tavola molto distanziate l’una dall’altra anziché sulla Chanukkià) arriva un messaggio di mia madre che è riuscita a trovarmi ben 41 candeline di Chanukkà: con le mie tre (che si rivelano inaspettatamente fondamentali) sono esattamente il numero che mi serve. Da questa storia ricavo due conclusioni. Primo: nelle Comunità medie e piccole le mitzvot, anche le più semplici, si possono osservare, ma bisogna pensarci per tempo. Secondo: se non si può confidare nei miracoli, si può ragionevolmente confidare nell’efficienza delle mamme ebree.

Anna Segre, insegnante