L’appetito c’è

La stampa riferisce di ricorrenti episodi israeliani di integralismo religioso nei confronti di abbigliamenti femminili ritenuti poco decenti, o di abitudini considerate assimilate. Ci si meraviglia che una testata politicamente schierata a sinistra assimili tali comportamenti intolleranti a quelli dei talebani, che per fare un esempio in Afganistan aprirono il fuoco sulle statue di Buddha e le distrussero in quanto estranee alla fede islamica. È vero che esiste un pregiudizio anti-ebraico di natura anti-israeliana, ma per quanto il fanatismo sia estraneo al pensiero e allo spirito ebraico, è difficile esser certi che in Israele non esista una società religiosa capace di intolleranza. Alcuni decenni fa, a Gerusalemme erano quasi una tradizione le sassaiole contro le ambulanze che passavano di Shabbat, e bisognerà ammetterlo senza far finta che i hassidim siano tutti violinisti sui tetti. Posto che ebraismo e islamismo più che divisi tra loro sono tra loro remoti, oggi ci sono fatti espliciti che rendono assimilabili certi comportamenti di due remote società, dato che fra gli uomini l’intolleranza è una tragica parentela. Nell’Occidente permeato di anallfabetismo di ritorno, le religioni non sanno approfittare dell’assenza di una visione laica e intellettuale di come stare al mondo – al contrario le religioni sono spesso motori di divisione tra emisfero ed emisfero, popolo e popolo, quartiere e quartiere, caseggiato e caseggiato – Persona e Persona. Pare che a unire il mondo sia rimasta la paura e la certezza che Dio sia solo il proprio dio, e il dio degli altri un penoso errore. Se le religioni smarriranno la domanda universale che le ha generate e le rigenera a ogni generazione, il fatto di vedere l’umanità come progenie, famiglia di famiglie, segno della moltepèlicità divina e di un progetto misterioso che ci interroga – se questo svanirà, rimarrà il cannibalismo. Buon appetito.

Il Tizio della Sera