…immigrati

Qualche tempo fa Tobia Zevi ha richiamato su queste pagine il tema della spesso tragica situazione dei giovani figli di immigrati, vittime di un crudele ius sanguinis. Nati e cresciuti nel nostro paese, non ricevono la cittadinanza italiana, e sono spesso costretti all’emigrazione. In molti casi non hanno altra identità che quella italiana, e il loro “ritorno al paese di origine” è un terribile viaggio verso l’ignoto. Se n’era occupata con passione Franca Eckert Coen quando, dal 2011 al 2008, era stata delegata del sindaco di Roma all’intercultura. Le ho chiesto degli aneddoti di quel periodo; eccone uno. Quando aveva domandato a un giovane cinese se desiderasse visitare “il suo paese”, quello le aveva risposto senza esitazione, con una cadenza romanesca degna di Meo Patacca: “Ma che ce devo annà a ffà? Là non ho neanche un amico… e poi il cibo fa schifo. Dove lo mangio un panino fatto come si deve? E gli spaghetti? Sanno solo cucinarli tutti appiccicati…”.

Laura Quercioli Mincer, slavista