…vilipendio
In Israele non è stato istituito il Giorno della Memoria, il 27 gennaio, ma vi sono due date in cui si ricorda la Shoah. Una è, appunto, il Giorno della Shoah, in primavera una settimana prima della festa di Indipendenza (Yom Ha’atzmaut). L’altra è il 10 del mese ebraico di Tevèt, che ricorre oggi. Il 10 Tevèt dicono il Kaddísh (la preghiera per i defunti) le persone i cui parenti sono morti nella Shoah in data ignota. Il 10 Tevèt è anche giorno di digiuno perché è la data in cui nell’anno 588 a.C. il re Nabuccodonosòr iniziò l’assedio a Gerusalemme che si sarebbe concluso un anno e mezzo dopo con la distruzione della città e del Primo Tempio, e con l’esilio in Babilonia degli abitanti del Regno di Giudea. Questa settimana la Shoah ci è stata rammentata nell’immagine di un bambino ebreo con un baschetto, la stella gialla sul petto con la scritta Jude, le mani alzate, e gli occhi imploranti. La fotografia, scattata in Israele, ne imita una più celebre della seconda guerra mondiale. Nell’immagine originale, scattata a Varsavia, dietro al bimbo si vedono dei soldati tedeschi con le arme spianate e decine di uomini e donne che marciano speditamente verso il campo di sterminio. Nel moderno rifacimento, dietro al bimbo impaurito, una decina di giovinastri, alcuni dei quali con dei camicioni a righe a imitazione degli abiti degli internati nei campi. Questi giovinastri, presumibilmente studenti di accademie religiose, ridono. Ridono della brillante idea che hanno avuto di equiparare lo Stato d’Israele e le sue leggi civiche al regime nazista e alla Shoah. Davvero una esilarante e raffinata parodia. Nella retorica politica corrente si usa parlare della contrapposizione fra hiloním e haredím – i “laici” e gli “ultra-religiosi”. Nell’immagine di questa settimana la religione non c’entra proprio. Lo spartiacque è fra chi studia la storia degli ebrei e ne apprende le lezioni (fra cui quella dell’assedio e dell’esilio), e chi nel proprio sistema educativo rifiuta di includere le cosiddette materie di base, e in primo luogo la storia ebraica, oltre naturalmente alla matematica e all’inglese. Fra chi impunemente vilipende la Shoah e il popolo ebraico, e chi non lo fa. Fra chi aderisce al concetto di mutua solidarietà di Clal Israel (la comunione di Israele), e chi lo rigetta. Notiamo che i giovinastri ridanciani della foto della settimana, se hanno votato alle ultime elezioni israeliane, lo hanno fatto per partiti politici che oggi fanno parte della coalizione governativa, non dell’opposizione.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme