In cornice – Stereotipi

La discussione sugli “ultra-ortodossi” in Israele e sul loro estremismo, che riempie la stampa mondiale e questa newsletter, manca spesso di un’analisi appena approfondita sulla loro società, molto più divisa e dinamica di quel che si pensi. Si parla per stereotipi, seguendo le orme di artisti come Isidor Kaufmann o Tony Binder o Lazar Krestin, che dipingevano ultra-ortodossi come fossero mummie. Niente a che vedere con Marc Chagall o Emmanuel Manè Katz, che ci hanno lasciato opere molto più coinvolgenti, anche se dal soggetto simile, che sono finite per diventare per quasi tutti la tipica arte ebraica di inizio Novecento. Allora, perché ci piace Chagall e pensiamo come Kaufmann? Perché non cercare di cogliere la ricchezza degli “ultra-ortodossi”, posto che si sappia dove trovarla e come valorizzarla? Perché non capire che quel mondo non è mummificato e legato a un passato lontano ma in continua evoluzione? Si potrebbe, ad esempio, iniziare a riflettere sulle conseguenze del cambio generazionale non solo nel nostro ambiente laico, ma anche in buona parte di quello ultraortodosso, con il ricordo della Shoah che fa sempre meno da collante sia qui che lì.

Daniele Liberanome, critico d’arte