…vergogna
Chi pensa che il Giorno della Memoria e tutto ciò che ad esso è collegato riguardi l’oblio e dunque il problema sia spiegare o raccontare per “saperne di più”, secondo me impiega una quantità spropositata di energie a partire da una premessa sbagliata. La questione del Giorno della Memoria riguarda invece se si prova vergogna oppure no. Perché nessuno, né tra i carnefici, né tra gli spettatori, si è mai dimenticato niente. Semplicemente pensava o che fosse un merito (e dunque l’ha tenuto bene a mente) o che non valesse la pena preoccuparsi (e l’ha collocato tra le cose viste, ma di secondaria importanza). E in relazione al proprio percorso interiore ha costruito un’etica, una spiegazione del mondo, un modo di vivere, oltreché un modo di agire, che non sono tanto giustificativi del passato, quanto e soprattutto normativi del presente e prescrittivi per il futuro. Il Giorno della Memoria non è un evento per far sì che l’oblio si riduca, ma per suscitare il disagio della memoria. Ovvero per suscitare vergogna e dunque proporsi per e predisporsi a un futuro diverso.
David Bidussa, storico sociale delle idee