Modestie a parte
Ha ragione Riccardo Di Segni. Perché dovremmo discolparci – lui come rabbino, io in quanto ebreo – per l’intolleranza e l’ottusità di alcuni gruppuscoli ultra-ortodossi in Israele? Ci sono due livelli di analisi. Il primo riguarda i fatti, e in che modo questi coinvolgono lo stato d’Israele e la società israeliana; la seconda questione attiene alla comunicazione, ovvero come raccontare simili avvenimenti senza aumentare l’antisemitismo. In primo luogo occorre distinguere all’interno dell’articolatissima galassia dell’ebraismo haredi, frammentato in mille rivoli: gli incivili che hanno aggredito una bambina di otto anni sono una minoranza che va tenuta sotto controllo, ma non sono tutti gli ebrei ortodossi né quelli ultra-ortodossi. La società israeliana ha attivato nelle ultime settimane un dibattito molto acceso, e ha mostrato anche in questo caso di possedere gli anticorpi democratici fondamentali: l’aggressione è stata condannata; la libertà di manifestare tutelata; la riflessione sui rapporti tra stato e religione affontata senza reticenze. È un problema non semplice, come sappiamo benissimo anche in Italia.
Ma la seconda questione ci interroga come ebrei della Diaspora. È un male che i mezzi d’informazione svelino le grandi differenze che ci sono tra ebrei ed ebrei, tra israeliani e israeliani? Secondo me no. L’antisemitismo si è sempre basato su un meccanismo semplice: descrivere gli ebrei come un gruppo monolitico descritto da caratteristiche precise. Tutti avidi, tutti stranieri, tutti falsi, tutti complottisti, ma persino tutti ricchi, tutti intelligenti. Ogni contraddizione va oscurata per plasmare un ideale negativo, e il pregiudizio, anche quello positivo, è ancora oggi clamorosamente diffuso.
Uno degli antidoti fondamentali all’antisemitismo è proprio la trasparenza. Noi ebrei siamo un gruppo sociale complesso, sparso per il mondo, socialmente variegato, che condivide una fede religiosa con accenti molto diversi e si batte per alcune cause, in primis la lotta all’intolleranza e la difesa dello stato d’Israele. Perché negare differenze, contraddizioni e zone d’ombra? Non fu David Ben Gurion, il fondatore dello Stato d’Israele, ad augurarsi l’avvento di ladri e prostitute?
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas