L’inciampo

La soluzione inaspettata del caso sul furto delle pietre d’inciampo mi stimola ad alcune riflessioni. Diamo per scontato che l’autore del furto/demolizione dica il vero e non abbia cercato di nascondere un atto antisemita per paura delle conseguenze. Ma riflettiamo sulle sue argomentazioni:
1.Innanzitutto, le pietre d’inciampo gli sembravano, così poste davanti a casa sua, un cimitero. Insomma, ci è proprio inciampato sopra! Ha dovuto pensare che alcune persone sono state trascinate a forza da quella casa verso il campo di sterminio. L’idea gli è riuscita di disturbo, tanto da pensare, eliminando le pietre, di eliminare anche l’inciampo emotivo.
2.E per farlo, ha pensato bene di compiere un atto vandalico su terreno pubblico (perché il marciapiede è terreno pubblico, non privato), in un’estensione abnorme del suo diritto di proprietà: casa mia!
3. Il signore in questione non è un povero analfabeta, ma un farmacista. Se non è un commesso di farmacia, si suppone che abbia fatto la facoltà di farmacia, e prima ancora una scuola superiore. Il risultato è proprio fantastico!
4. Se quanto dicono i giornali è esatto, il signore in questione ha detto che le pietre erano brutte. Ne deduco che si senta autorizzato ad andare nei musei a distruggere quanto non corrisponde al suo giudizio estetico, visto che questa parola è stata da lui scomodata per il suo atto.

Anna Foa, storica