Alberi, Giusti e un partigiano
I capitoli iniziali dell’Esodo ci parlano di persecuzione, schiavitù e progetti di genocidio, ma contemporaneamente ci propongono esempi positivi, di non adesione a quei progetti, di compassione e solidarietà, da parte delle levatrici e della figlia del Faraone. Nello stesso periodo dell’anno, intorno al 10 di Tevet e al 27 gennaio, le testimonianze e le riflessioni sulla Shoah si accompagnano al ricordo e quando possibile a pubblici riconoscimenti per tutti coloro che hanno nascosto, protetto e salvato ebrei durante le persecuzioni. In tale ambito è interessante il progetto presentato in questi giorni che prevede di piantare a Torino, 36 alberi (come i Giusti che secondo la tradizione ebraica sono presenti in ciascuna generazione) che andranno a formare il Giardino dei Giusti, in memoria dei quasi seicento piemontesi che a rischio della propria vita hanno salvato centinaia di ebrei durante le persecuzioni nazifasciste. L’iniziativa (promossa dal Gruppo di Studi Ebraici, da Comunitattiva e dal KKL, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino), non è la prima di questo genere, ma presenta due caratteristiche interessanti: prima di tutto il coinvolgimento nel finanziamento del maggior numero possibile di persone, attraverso il sito internet retedeldono.it. Inoltre è particolarmente significativo il luogo in cui i 36 alberi saranno piantati: il Parco Colonnetti, nei pressi della via dedicata al partigiano Emanuele Artom, personaggio di fondamentale importanza nella storia dell’ebraismo torinese e non solo. Situata nella periferia sud della città, non lontano dalla Fiat Mirafiori, via Artom è stata considerata per molto tempo quasi un sinonimo di zona malfamata, al punto da causare talvolta qualche buffo equivoco quando raccontavo di aver studiato o insegnato alla scuola media ebraica torinese, intitolata anch’essa a Emanuele Artom. Negli ultimi anni, però, la zona ha acquistato una nuova identità, grazie a numerosi interventi di riqualificazione, nel cui ambito si inserisce l’iniziativa del Giardino dei Giusti, che sorgerà nelle vicinanze della casa della cultura, punto di formazione e aggregazione per il quartiere. Una zona della città che rinasce a nuova vita è certo il luogo più appropriato per ricordare tutti quelli che con il loro comportamento hanno acceso una luce di speranza nel buio delle persecuzioni. E non c’è dubbio che gli alberi siano particolarmente adatti a rappresentare la rinascita, la speranza, l’apertura al futuro. Del resto – come è stato ricordato – il Salmo 92 afferma che “il giusto fiorirà come la palma”.
Anna Segre, insegnante