haredim…

Quanto oggi accade in Israele è motivo di amarezza e preoccupazione, o dovrebbe esserlo. Alcune posizioni estreme assunte di recente da ambienti haredim ( nello specifico, mi riferisco, ma non solo, ai fatti di Beth Shemesh) sono lontane ed estranee da quella che noi consideriamo essere l’autentica anima etico-religiosa dell’ebraismo. E’ vero che gli eccessi e le violenze compiute in quella circostanza (ignobili e oltraggiose, oltre che scioccamente autolesioniste, le casacche a righe riecheggianti Auschwitz!) sono state condannate da alcuni autorevoli rabbini israeliani; ma ciò, purtroppo, non è sufficiente a ricomporre l’insidiosa e drammatica distanza che da troppo tempo separa nella società israeliana i laici dai religiosi. Forse anche i Rabbinati della Diaspora avrebbero dovuto far maggiormente sentire la loro voce, sconfessando quei comportamenti. Ciò considerato, va detto che esiste, specularmente, anche se meno aggressivo e visibile, ma comunque sempre insidioso per le sorti del nostro popolo, un altro estremismo, quello fatto di derisione e poco rispetto verso la ritualità e le tradizioni religiose dell’ebraismo da parte degli ebrei cosiddetti laici. Spesso, va riconosciuto, si tratta, nella società israeliana, di atteggiamenti estremistici volti a reagire contro certe indebite pretese dei cosiddetti Haredim. Una tale ostentata critica alla tradizione alla fin fine non fa che incrementare le incomprensioni e scavare ulteriormente la frattura fra le due componenti. Occorre che si riscopra urgentemente il significato profondo e più autentico dell’amore e del rispetto verso i propri fratelli (Ahavat Achim), meta che, se raggiunta o anche solo maggiormente avvicinata, aiuterà a far crescere il sentimento di solidarietà e di corresponsabilità indispensabile per poter affrontare con minore affanno e pessimismo il tempo presente che, sotto questo profilo, soprattutto in Israele, è ancora troppo carico di ombre.

Giuseppe Laras, presidente emerito dell’Assemblea rabbinica italiana