Ricordare, a 50 anni dal processo Eichmann
Una riflessione sul male nel tempo e nello spazio. Partendo dai carnefici, da chi subì le conseguenze delle atrocità commesse e da chi vi si oppose mettendo a rischio la propria esistenza e quella dei suoi cari. La Regione Toscana ha organizzato per il Giorno della Memoria un intenso calendario di iniziative dedicate all’approfondimento degli orrori della Shoah e alla sensibilizzazione, rivolta in particolare ai più giovani, contro ogni ideologia di morte, violenza e sopraffazione. Si è partiti ieri mattina con l’inaugurazione di una mostra dedicata ad Adolf Eichmann, l’elaboratore della soluzione finale, e tra un appuntamento e l’altro fervono adesso i preparativi per l’incontro con migliaia di studenti toscani giovedì prossimo al Palamandela Forum di Firenze. Il tutto, come spiega lo storico referente Ugo Caffaz, “per una memoria consapevole, da vivere e comprendere 365 giorni all’anno”.
Ogni anno un tema, una chiave di lettura sempre nuova. Cosa avete scelto per l’edizione 2012?
L’idea è stata quella di impostare le nostre attività legandole al cinquantesimo anniversario del processo celebrato in Israele contro Adolf Eichmann. Abbiamo dato vita a un incontro con il male in più declinazioni, un ragionamento ed una lezione che toccano da vicino la sensibilità di ciascuno attraversando le epoche e gli scenari. La mostra inaugurata all’ex comprensorio carcerario delle Murate (“Il processo – Adolf Eichmann a giudizio 1961-2011”, visitabile fino al 18 febbraio) è un appuntamento imperdibile, in anteprima italiana, che offre la possibilità di immergersi in quella drammatica pagina della nostra coscienza grazie a documenti e contributi straordinari. Il processo ad Eichmann come paradigma, un momento imprescindibile con il quale ciascun cittadino consapevole è chiamato a fare i conti. C’è l’orgoglio di essere i primi in Italia a proporre questa mostra che vuole essere un monito affinché il male, spesso nella sua sconvolgente banalità ed ignoranza, torni a crescere in noi, ma anche il rammarico di constatare come ben pochi nel nostro paese si siano ricordati di una data così importante.
Come avete strutturato il consueto incontro con i ragazzi delle scuole, tra i momenti tradizionalmente più sentiti delle celebrazioni legate alla Memoria?
Dividendo l’iniziativa in due macrotemi: il racconto dei sopravvissuti e le storie dei Giusti. Apriremo il meeting, esaurito il momento dei discorsi ufficiali, con gli interventi di Shlomo Venezia, delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, di Marcello Martini e Antonio Ceseri. Cinque voci dai lager, cinque testimonianze da scolpire nella mente che anticiperanno le parole della scrittrice Helga Schneider, abbandonata giovanissima dalla madre che volle adempiere il ruolo di ausiliaria delle SS e di guardiana nei campi di sterminio. Un intervento originale nel suo genere che dimostra il nostro interesse ad avvinarci il più possibile al male penetrando all’interno del vasto universo dei suoi artefici ed esecutori. Saranno poi Andrea Bartali, figlio del grande Gino campione della bicicletta che fu staffetta della Delasem, e Padre Lapsley, pastore anglicano perseguitato per il suo coraggio nel Sud Africa dell’apartheid, ad introdurci al mondo dei Giusti, a quanti scelsero a rischio della vita di impegnarsi nella salvaguardia e nella difesa delle vittime dell’odio. In conclusione un altro straordinario momento di intensità con la lectio magistralis di Abraham Yehoshua, che segue di due anni l’intervento nella stessa sede e nello stesso contesto di Amos Oz, e un concerto dedicato al dialogo tra i popoli a cura di Enrico Fink e della sua orchestra assieme al gruppo multietnico Gen Verde.
Il Giorno della Memoria 2012, a Firenze e in Toscana, ha una dedica speciale. Ce ne vuoi parlare?
Nello spirito più autentico di questa iniziativa, una lezione universale contro il razzismo, abbiamo pensato che fosse giusto dedicare qualcosa più di un pensiero a Mor Diop e Modou Samb, i due venditori senegalesi recentemente massacrati a Firenze in nome dell’odio. La dedica è quindi per loro, perché ciò che è accaduto non abbia a ripetersi, perché da questa pagina straziante si possa uscire con rinnovato slancio per costruire un futuro di condivisione e amicizia. Di pari passo, nelle scorse settimane, la Regione si è mossa con la presidenza della Repubblica e con il ministero dell’Interno per il conferimento della cittadinanza onoraria ai loro tre connazionali sopravvissuti alla strage. Dobbiamo dignità ai loro nomi, alle loro storie. Non è possibile restare indifferenti ed è la realtà stessa ad imporci questa attenzione visto che in Europa cresce l’adesione a movimenti di fattura xenofoba e neonazista così come in Italia si intensificano episodi di terribile gravità tra cui il tentato pogrom al campo nomadi di Torino. Sono fatti che ci costringono a prendere coscienza che negli ultimi anni qualcosa è cambiato e che il razzismo sta uscendo sempre più dall’ombra ed ha conquistato gli spazi sociali della convivenza, le maniere di pensare, i linguaggi, i comportamenti e perfino le pratiche istituzionali.
Dodici edizioni del Giorno della Memoria. Quale il bilancio di questa esperienza in Toscana?
Eccezionale, specie in ambito formativo, con il coinvolgimento ogni anno di centinaia di insegnanti e migliaia di studenti nella preparazione dei viaggi della Memoria, iniziativa lanciata per la prima volta dalla Regione Toscana, e in tutte le altre iniziative legate al ricordo e alla trasmissione dei valori positivi di inclusione e di lotta al pregiudizio che devono essere necessariamente incarnati da questa ricorrenza. È un lavoro che si svolge giorno dopo giorno, nella quotidianità delle aule, e che trova nel Giorno della Memoria un momento di riordino delle idee ma non l’unica occasione di per una riflessione in questo senso.
Adam Smulevich