Qui Torino – Pedalando nelle strade del cielo
Piccolo, esile, apparentemente timido, Piero Nissim conquista con la sua profondità e la sua forza comunicativa il pubblico della Comunità ebraica di Torino accorso al Centro Sociale di Piazzetta Primo Levi ad ascoltarlo. Basta una storiella di umorismo ebraico a rompere il ghiaccio: subito l’atmosfera si fa aperta e calda, e tutti siamo pronti a seguire Piero nel suo viaggio personale nella musica ebraica, continuamente arricchito da approfondimenti storici, critici, letterari. Sì perché Nissim non è solo un interprete preparato, è anche un costruttore di itinerari culturali attraverso la presentazione e la penetrazione dei canti da lui scelti. E così il concerto non è più solo un concerto, e la serata diventa l’occasione per scoprire mondi nuovi, prospettive personali, storie familiari che contribuiscono in modo decisivo alla vicenda degli ebrei italiani. La prima parte di questo viaggio ha per meta l’ebraismo dell’Europa orientale, ove il canto accompagna e descrive i momenti dello studio, la vita quotidiana, la sofferenza ineluttabile, l’amore e la scoperta del mondo. È certo molto noto e frequentato, questo universo yiddish. Eppure Nissim ce ne fa riscoprire le più sottili sfumature inserendo nel canto anche la versione italiana dei testi da lui elaborata, capace di restituirne l’atmosfera poetica, la condizione umana e sociale. Il ricordo si fa intimo nella sua canzone dedicata a Vilna, la città lontana e quasi mitica di sua madre. Poi l’orizzonte si sposta sul tema della Shoah e della memoria, centrale sempre e in questo giorni fulcro della riflessione collettiva: canti della Resistenza, canti desolati e sofferenti dal lager. E una perla: la sua versione musicale della poesia che precede “Se questo è un uomo”. Finché la memoria e la commozione di Piero si fanno più personalmente coinvolte: ecco la storia di Giorgio e di Gino. Giorgio Nissim, suo padre – instancabile membro della Delasem sempre in giro a portare aiuto; e Gino Bartali, campione generoso legato alla rete di solidarietà e latore insospettabile di documenti falsi per gli ebrei nascosti: due amici ideali in sella alle loro diversissime e preziose biciclette, che Nissim, in musica, vede pedalare insieme sulle strade del cielo. Ma la memoria è sopratutto impegno per l’oggi, perché oggi altri uomini sono perseguitati per la loro diversità: diversità di pelle, di provenienza, di abitudini. Con canzoni come “Nero Rosarno” Nissim porta la sua solidarietà agli immigrati, talvolta anche da noi sfruttati come schiavi. Il finale inaspettato e intenso è una Ha-Tikwà intonata anche in italiano, e non solo come inno israeliano ma anche come perenne speranza comune del popolo ebraico. Un caldo successo ha siglato la serata, in quell’atmosfera di simpatia (nel senso etimologico del termine) e di amicizia che Piero Nissim ha saputo subito creare nella sala del Centro sociale.
David Sorani