Qui Milano – Generazioni a confronto
“Ecco ciò che mi assilla: qual è il futuro della Memoria? Cosa sarà della nostra fatica, dei nostri sforzi per parlare, per testimoniare alle persone quello che è stato, quando l’ultimo di noi non sarà più?”. Questa l’accorata riflessione di Goti Bauer, deportata ad Auschwitz nel maggio 1944, e unica sopravvissuta della sua famiglia, nel suo intervento alla serata-concerto “Milano ricorda la Shoah” organizzata da Associazione Figli della Shoah, Comunità ebraica di Milano, Conservatorio G. Verdi, Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, Fondazione Memoriale della Shoah all’auditorium del Conservatorio. Un’inquietudine che ha spinto Goti Bauer addirittura a domandarsi se “la responsabilità di questa preoccupazione non sia anche nostra, di noi reduci, che non abbiamo iniziato a parlare prima, che tornati dai campi, quando nessuno voleva ascoltare quello che era successo, ci siamo arresi, perché figli della cultura del silenzio”. Accanto a lei sul palco, due persone con cui condivide l’impegno della testimonianza, Liliana Segre e Nedo Fiano, che hanno raccontato come e perché hanno trovato il coraggio di squarciare quel silenzio, in una conversazione con Liliana Picciotto, storica del Cdec e autrice de “Il libro della Memoria”, che ha raccolto i nomi degli ebrei deportati dall’Italia. “Leggere il mio nome su quell’opera è stato uno stimolo fondamentale – ha spiegato la signora Segre – e ancora di più realizzare come il mio fosse uno dei pochissimi con la specificazione ‘liberata’. E sono felice che oggi esista uno strumento ancora più consono ai giovani per ricordare quei nomi”. Il riferimento è al nuovo portale realizzato dal Cdec inomidellashoah.it, presentato da Picciotto nel corso della serata. Online dal 26 gennaio sulla home page del sito scorreranno ogni giorno cento nomi diversi di deportati dall’Italia.
A dare una risposta, simbolica e concreta allo stesso tempo, alle preoccupazioni dei sopravvissuti sul futuro della Memoria sono state le voci levatesi nel corso della serata. A cominciare da quelle delle autorità, con l’intervento di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera alla guida della Fondazione Memoriale della Shoah, di Lucia Castellano, assessore alla Casa, Demanio, Lavori pubblici del Comune di Milano, Bruno Dapei, presidente del Consiglio provinciale, Alessandro Colucci, assessore regionale ai Sistemi verdi e Paesaggio, del presidente della Comunità ebraica Roberto Jarach e di quello del Cdec Giorgio Sacerdoti, del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, accolti dal direttore del Conservatorio Sonia Bo. A intervallare i momenti di riflessione, sono stati gli intermezzi musicali, aperti da rav Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, con El Maleh Rachamim, canto liturgico per le anime dei defunti. Gli allievi del Conservatorio e il Coro di Voci bianche e Coro V. Delman, diretti da Edoardo Cazzaniga, hanno eseguito musiche di Gustav Mahler, e di Felix Mendelssohn-Bartholdy, oltre ad alcuni brani di musica ebraica.
Ma a rispondere alla preoccupazione dei reduci, sono state soprattutto la “seconda” e la “terza” generazione di testimoni, i figli e i nipoti dei deportati, attraverso le voci emozionate di Clara Wachsberger, figlia di Arminio, sopravvissuto ad Auschwitz, Paola Sonnino, nata pochi mesi dopo la deportazione del padre Piero e poi di Micol Di Segni e Jonathan Mele, bisnipoti di Enrica Di Segni, scomparsa nello sterminio, che hanno condiviso con il pubblico l’esperienza dei propri cari.
L’impegno delle nuove generazioni fondamentale dunque perché quanto è accaduto non venga dimenticato, per la vigilanza del presente e la costruzione del futuro. Un concetto alla base anche dell’iniziativa “I giovani ricordano”, promossa dall’Unione giovani ebrei d’Italia al liceo classico Alessandro Manzoni, con la proiezione del docu-film “Fratelli d’Italia”. “Penso che i giovani debbano farsi carico di tramandare ciò che è stato – ha spiegato Alessandra Ortona, vicepresidente Ugei – soprattutto in un momento in cui i testimoni diretti sono sempre meno, e che debbano essere i primi promotori del rifiuto contro ogni discriminazione”.
Rossella Tercatin