Bassi, il dottore del Centro di documentazione

Già primario dermatologo dell’Ospedale Civile di Venezia e docente di Dermatologia psicosomatica a Ferrara, prestigioso professionista, consigliere della Federazione Giovanile Ebrei d’Italia (Fgei), presidente della Comunità ebraica di Venezia, consigliere e poi vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ideatore e primo realizzatore del Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec), Roberto Bassi (Roby per gli amici) ha compiuto quest’anno ottant’anni. Sembrerà forse sorprendente anche a lui che quella prima energia creatrice di 57 anni fa abbia fruttificato e fatto scaturire dal nulla un istituto storico tanto importante quanto è il Cdec oggi per la comunità ebraica d’Italia e per la cultura italiana, con decine di metri di scaffali di documenti, una biblioteca di migliaia di volumi, decine di migliaia di fotografie di tema ebraico, testi di storia scritti al suo interno. Si era agli inizi degli Anni Cinquanta, erano anni di travagli ideali per la gioventù ebraica italiana. Mentre i padri e le famiglie guardavano fermamente in avanti, si lambivano le ferite, tentavano di ricostruire, lavorare, dimenticare, i giovani si interrogavano sul senso di ciò che era accaduto con la Shoah, sul significato per ciascuno di loro della creazione dello Stato di Israele, sulla valenza dell’ebraismo nelle loro vite. Fermenti accompagnati da un forte senso antifascista e progressista. Dei giovani ebrei di allora era tipica la pulsione alla discussione continua e alla gestione collettiva delle questioni, nuovi esercizi alla democrazia da poco conquistata. Da questo ambiente nacque l’idea di creare un archivio storico per la raccolta di materiale documentario relativo alle persecuzioni e per lo studio del contributo ebraico alla Resistenza disposto dal Congresso della Fgei di Genova del 1952 e riaffermato nel Congresso di Venezia del 1953, in aperta polemica con l’ebraismo ufficiale, giudicato troppo conservatore, poco coraggioso nelle sue espressioni pubbliche, attaccato ai vecchi modi di pensare della dirigenza ebraica dell’anteguerra. Fu Roby Bassi, allora studente a Venezia, a raccogliere la sfida nel dicembre del 1954 cercando di superare le polemiche istituzionali. Iniziò una straordinaria epopea di raccolta di documenti, di studio, di pubblicazioni cui Roby dette anima e corpo. Nell’aprile del 1955, ricevette l’incarico dalla Fgei di fondare a Venezia il Centro di documentazione ebraica contemporanea. Il primo ufficio fu la sua stanzetta di studente, la sua prima scrivania un tavolino sgangherato, il primo “scaffale” il pavimento sotto al letto. Là cominciarono ad affluire i primi libri e i primi documenti raccolti da una rete di giovani collaboratori sparsi in tutta Italia che Roby seppe stimolare alla partecipazione, un metodo inusuale per allora, ma ricco di buoni frutti. Fu attivata l’iniziativa, prima di molte altre, del censimento, con apposite schede, dei partigiani ebrei in Italia. Si voleva dimostrare che non tutti gli ebrei erano andati passivamente verso la loro distruzione, ma molti vi si erano attivamente opposti. Da parte sua, il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel novembre del 1955 approvò, con apposita delibera, la creazione del Cdec con consiglio di amministrazione autonomo e con l’assicurazione di un modesto contributo finanziario. I primi consiglieri furono Roberto Bassi (responsabile), Elio D’Angeli, Guido Di Veroli, Enzo Levy, Aldo Luzzatto. L’Unione, che pose il CDEC sotto la propria egida, era rappresentata dal Colonnello Massimo Adolfo Vitale, animatore del Comitato ricerche deportati ebrei sorto a Roma all’indomani della liberazione i cui documenti furono in seguito versati al nuovo ente. Nel dicembre del 1955, in occasione dell’annuale Congresso della Fgei, ebbe luogo la prima riunione dei collaboratori/corrispondenti del Cdec, sparsi in tutta Italia. Nel 1956, finalmente, la Comunità ebraica di Venezia concesse una sede e furono attivate le relazioni con Yad Vashem di Gerusalemme, con il Centre de Documentation Juive Contemporaine di Parigi, con Lohamei Haghettatot. Nel 1958 fu prodotto il primo catalogo dei documenti raccolti. Quell’anno coincise anche con le dimissioni di Roby Bassi, non più studente universitario, ma giovane medico avviato alla carriera. Lasciava un piccolo ufficio storico ebraico, dalle gracili risorse finanziarie, ma impostato con tanta cura e intelligenza da essere sopravvissuto fino ad oggi nella sua sede milanese, dove fu trasferito da Venezia nel 1960 e quivi rimasto.

Liliana Picciotto, Pagine Ebraiche febbraio 2012