“Un ufficio stampa per il sionismo”
Al sionismo servirebbe un buon ufficio stampa in grado di fare chiarezza sulla sua storia sgombrando il terreno da equivoci e incomprensioni. Lo sostiene, scherzosamente ma non troppo, Massimo Lomonaco, giornalista dell’Ansa, cui è toccato ieri sera il compito di aprire la conferenza inaugurale del ciclo di incontri Sionismo e Israele al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Prima degli interventi dei relatori – oltre a Lomonaco, il rav Gianfranco Di Segni del Collegio Rabbinico Italiano e la filosofa Donatella Di Cesare – il saluto di Sira Fatucci del Dipartimento Informazioni e Relazioni Esterne UCEI e un intervento introduttivo della vicepresidente Claudia De Benedetti dedicato alla figura di Theodor Herzl, l’uomo che, a partire dal celebre motto ‘Im tirzu ein zo agada’ (‘Se lo vorrete non sarà un sogno’), “tante idee e tante persone è riuscito a muovere in direzione del suo ideale”.
Il convegno, intitolato Sionismo e antisionismo religioso (alla scoperta di radici quasi ignote), ha vissuto vari momenti di intensità e occasioni di confronto tra relatori e platea. A partire, come detto, dalla riflessione di Lomonaco sull’importanza di far conoscere in maggiore profondità, specialmente sulla stampa ebraica, la pluridecennale vicenda del sionismo prima della nascita dello Stato di Israele, argomento sul quale regna sovente l’oscurità e che facilmente si presta a malintesi sui media e nell’opinione pubblica italiana. Tra i vari contributi offerti al significativo pubblico presente in sala quello del rav Di Segni, che ha tracciato una panoramica sulle differenti posizioni assunte nel corso degli anni dall’ebraismo ortodosso in merito alle idee propugnate da Herzl. Un ragionamento intenso e ricco di spunti che è stato introdotto dalla lettura di un passaggio del trattato Ketubbot e che ha mostrato un quadro ancora in parte irrisolto. Per Donatella Di Cesare, che ha aperto citando il celebre lavoro di Hannah Arendt Ripensare il sionismo, la necessità ineludibile di considerare l’esistenza di più sionismi e di tenere alta la vigilanza su un fenomeno che, sostiene la filosofa, è andato pericolosamente crescendo negli ultimi tempi: il rifiuto del popolo ebraico.
Tutti d’accordo infine sulla proposta di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, di dedicare un convegno di maggiore respiro a questo tema ancora poco dibattuto sia all’interno che all’esterno del mondo ebraico.