Il ricordo di Weisz a San Siro
“Un messaggio di verità storica”
“Lo stadio per noi vuole essere una piazza in cui si scambiano dei messaggi, e queste locandine per l’Inter rappresentano una sorta di giornale della squadra per comunicare con i tifosi. Siamo particolarmente orgogliosi di poterli raggiungere con un messaggio di tolleranza e di verità storica, in un momento in cui troppo spesso questa realtà viene negata”. A parlare in questo modo è Milly Moratti, moglie del patron dell’Inter Massimo, commentando l’iniziativa per ricordare Arpad Weisz, sul volantino che verrà distribuito a San Siro il 17 febbraio in occasione di Inter-Bologna. D’altronde una promessa è una promessa: era il Giorno della Memoria, 27 gennaio 2012, e il Comune di Milano, insieme all’Inter, apponeva nel foyer della tribuna rossa dello stadio una targa in ricordo dell’allenatore ebreo ungherese ucciso ad Auschwitz con cui l’allora Ambrosiana vinse il primo titolo nazionale a girone unico nel 1930. Alla proposta di rendere omaggio a Weisz anche durante una partita insieme a tutti i tifosi, Milly Moratti aveva risposto con entusiasmo. E quale opportunità migliore di Inter-Bologna, considerando che i rossoblù allenati da Weisz vinsero addirittura due dei sette scudetti della storia del club emiliano, oltre al Trofeo dell’Expo a Parigi, antenato dell’odierna Champions League, come racconta il libro “Dallo scudetto ad Auschwitz” del giornalista bolognese Matteo Marani, che ebbe il merito di riscoprire la storia di Weisz? “Ricordare Arpad Weisz per il Bologna FC ha un grande valore, tanto che già un paio di anni fa apponemmo allo stadio Dall’Ara una targa che lo commemora – ha spiegato il presidente della società emiliana Albano Guaraldi – Weisz è stato un grandissimo allenatore, un vincente, e noi non dimentichiamo che quando fu costretto a fuggire dall’Italia sedeva proprio sulla nostra panchina. È difficile credere che un personaggio del suo calibro, così pochi anni fa, abbia potuto subire una fine del genere”.
Arrivando allo stadio domani i tifosi nerazzurri e rossoblu troveranno dunque una sorpresa: sul volantino che da quest’anno in occasione di ogni partita interna viene collocato su tutti i posti del Meazza, oltre al calciatore interista della settimana (si cominciò all’inizio del campionato con Dejan Stankovic e Giampaolo Pazzini, domani sarà il turno del vicecapitano Ivan Ramiro Cordoba) troveranno la storia della leggenda Weisz: “Milano – Il 27 gennaio 1945, vengono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Un anno prima, il 31 gennaio 1944, Arpad Weisz, si arrende alla finale di orrore che la vita gli ha riservato. Ad Auschwitz muore, è l’ombra di quello che è stato, i suoi due bambini, Clara e Roberto, e sua moglie Elena sono già stati uccisi dalla follia nazista. Lui è l’allenatore con cui l’Inter, allora Ambrosiana, ha vinto il primo campionato a girone unico della storia, nel 1929-30, e con il Bologna ha poi conquistato due scudetti, nel 1935- 36 e nel 1936-37, e il trofeo dell’Expo a Parigi. La vita di Arpad Weisz è la storia di un ungherese brillante, nato a Solt, il 16 aprile 1896, ebreo, buon calciatore e ottimo allenatore, un precursore nell’attenzione scientifica che mette nella sua professione. Viaggia molto, vince molto. Scopre lui Giuseppe Meazza, lo fa debuttare adolescente all’Inter in Coppa Viola a Como. Nel ‘38, la famiglia Weisz deve andarsene dall’Italia, il fascismo ha messo in vigore le leggi razziste. Si trasferisce a Parigi, ma neppure qui si sente al sicuro. Meglio l’Olanda. L’ultima tappa della sua carriera è Dordrecht, 50.000 abitanti e una squadra che è oggettivamente un passo indietro, ma ormai la sua è una carriera già in fuga dal nazismo. Da qui, per i Weisz ci sarà solo l’ultimo viaggio verso Auschwitz. F.C. Internazionale Milano e Bologna F.C., insieme, ricordano Weisz, soprattutto non dimenticano. Milano, 17 febbraio 2012”.
“Lo sport è un importante strumento, anche in termine di mezzi di comunicazione, per divulgare messaggi positivi e di coesione sociale, specialmente ai più giovani – ha commentato il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alle politiche under 18 Riccardo Hofmann – Quella di Weisz è un’importante storia di sport che permette di guardare oltre, per arrivare a conoscere la storia di un grande uomo e la sua tragica fine”.
Rossella Tercatin