Non ti straniare dall’ebraismo

“Il tuo ingresso in Svizzera è avvenuto illegalmente, e, perciò, non esiste un tuo diritto a rimanervi. Il ‘diritto di asilo’ per cui ti è stata concessa l’ospitalità, non rappresenta un obbligo nei tuoi confronti, ma semplicemente la facoltà della Confederazione Elvetica di accoglierti.”
Sembrano frasi molto dure e perentorie, soprattutto se ricordiamo che quel “non obbligo”, quell’accoglienza non dovuta, poteva rappresentare per gli ebrei l’unica possibilità di sopravvivenza. Stupisce perciò pensare che quelle frasi provengono da altri ebrei: costituiscono infatti l’inizio di un “memento” in forma di decalogo che apre un “Vademecum del rifugiato civile” stampato dall’Unione Svizzera dei Comitati ebraici di Assistenza ai Rifugiati, probabilmente nel 1944, trovato tra le carte di famiglia. In realtà la durezza di questo memento è un ossequio dovuto alle autorità svizzere e ci ricorda le difficoltà in cui si dibattevano gli ebrei elvetici, schiacciati tra la rigida politica di accoglienza del proprio governo e il desiderio di salvare la vita al maggior numero possibile di persone. Il vero spirito che anima il Vademecum si evince quindi non dal memento ma dall’introduzione, intitolata “Benvenuto”: “Benvenuto sii tu. Se anche non ti conoscevamo personalmente, ti abbiamo lo stesso aspettato con ansia, accolto con gioia; perché ogni uomo il quale, sfuggendo ad un atroce destino, trova asilo in questa terra libera e generosa, è tutto un mondo salvato, tutta una somma di vita e di lavoro conservata per il futuro.”
Credo che non sia casuale il riferimento alla nota frase talmudica (Sanedrin 37a) secondo cui chi salva una vita è come se salvasse un mondo intero. Anche l’ottavo punto del memento contiene un orgoglioso invito a riscoprire la propria cultura ebraica, forse non scontato in quegli anni, che credo meriti di essere letto per intero: “La tua appartenenza all’ebraismo ti impone particolari doveri di riserbo, di tolleranza, di amore verso il prossimo. In ogni tuo simile vedi sempre un fratello ed un eguale, senza distinzioni o differenze. Il popolo ebraico, di cui fai parte, ha i suoi principi, le sue tradizioni, le sue norme di vita, alle quali vorrai sempre ispirarti. Primo tuo dovere è quello di eseguire opere buone. Milioni di ebrei sono stati trucidati, deportati o seviziati in questi ultimi anni per la loro fede che è la tua. Né la tragedia d’Israele è finita. Non pensare di poterti straniare dall’ebraismo, dalla sua vita, dal problema ebraico, con un facile, quanto empirico, ottimismo. Educa il tuo pensiero ed il tuo spirito ad una maggiore comprensione della cultura e della vita ebraica. Se sei in grado, hai l’obbligo di aiutare i tuoi fratelli in tale opera di elevazione.”

Anna Segre, insegnante