…cultura

Qualcosa sta cambiando nel nostro Paese? Il Manifesto per la cultura, lanciato solo una settimana fa dal Sole 24 Ore, con le numerosissime adesioni che ha già ricevuto, lo fa almeno sperare. Perchè si tratta di una vera e propria proposta costituente, di una rifondazione culturale di lungo periodo che lega lo sviluppo economico, sociale e civile allo sviluppo culturale, alla crescita e alla diffusione delle conoscenze scientifiche e umanistiche e a una vera e propria strategia culturale di lungo periodo. E questo rappresenta nel nostro paese una grossa novità. Credo che un impegno in questa direzione possa portare alla costruzione nel tempo di un mondo più creativo ed aperto alla speranza, al futuro, al recupero, insieme con la cultura, dei valori civili e morali. Perchè sono convinta, e non da ora, che il nostro declino morale e civile, il crescere del razzismo e dell’indifferenza, la volgarità dilagante, siano legati a una decadenza culturale sempre più accentuata, a un analfabetismo di ritorno sempre più diffuso, a una caduta verticale del prestigio sociale della cultura, dell’apprendimento, della diffusione di libri e giornali. La parola scritta si è persa di fronte al dilagare di una parola orale che diventa sempre più grido e sempre più perde senso. Tanto più questo dovrebbe essere chiaro a noi ebrei, che abbiamo per secoli legato la nostra identità e la nostra vitalità al primato della parola scritta, del Libro. Contribuire a ricostruire il tessuto culturale della società in cui viviamo è anche un modo per reimmetterci in un circuito culturale vitale, per ricostruire quel circolo di reciproci influssi che nei secoli ha caratterizzato il rapporto degli ebrei con le culture entro cui vivevano.

Anna Foa, storica