Banca della Memoria
Noi ricordiamo. Talvolta pensiero e ricordo si sovrappongono, e la nostra mente si muove in un limbo tra nostalgia e speranza. Da qualche anno gli studiosi analizzano seriamente le memorie individuali, cercando di organizzarle in maniera scientifica ai fini delle indagini storiche. E la cosiddetta storia orale è diventata uno dei filoni più fecondi, e inesplorati, della ricerca sul passato.
Si tratta di un ambito potenzialmente infinito – tante testimonianze quanti sono gli individui! – senza contare che le nostre memorie, come spiegava mirabilmente Primo Levi, si trasformano nel corso della vita. Da qualche giorno è online il sito www.memoriebraiche.it la Banca della Memoria delle comunità ebraiche italiane, un progetto costruito dal Centro di cultura della Comunità ebraica di Roma e fortissimamente voluto dalla sua direttrice, Miriam Haiun. Si tratta di un’iniziativa straordinariamente interessante.
Questo progetto va sostenuto con le risorse necessarie e incrementato ragionando di alcune possibili linee di sviluppo. Innanzitutto la Banca deve diventare sempre più nazionale, coinvolgendo le altre comunità ebraiche, realtà più piccole e spesso in difficoltà, dove il lavoro di ricostruzione storica è ancor più necessario. In secondo luogo occorre rafforzare la consultabilità dell’archivio video-fotografico: se il materiale, come ci auguriamo, aumenterà, sarà fondamentale segmentarlo in base agli argomenti (Israele, Shoah, vita ebraica, Tripoli ecc.) perché siano rintracciabili da chi vuole fare una ricerca specifica.
Infine, come sottolineato da Sandro Portelli (uno dei principali studiosi di storia orale), bisogna coinvolgere i giovani oltre alle persone anziane. La storia orale serve a descrivere la percezione umana, errata e mutevole, del tempo in cui si vive. In quest’ottica l’impressione dei più giovani non solo è altrettanto utile alla comprensione della nostra epoca, ma forse ancor più ricca di spunti sugli scenari futuri.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas