L’Italia ebraica davanti allo specchio
Milano, Roma, Firenze e Padova. Proseguono in queste ore gli incontri di formazione degli intervistatori selezionati per la nuova grande indagine demografica che analizzerà realtà, sfide e sogni dell’ebraismo italiano. Un lavoro imponente coordinato dal professor Enzo Campelli, docente di metodologia delle scienze sociali all’Università Sapienza di Roma, che prenderà avvio alla fine del mese di marzo e che interesserà un campione di 1500 persone da tutto il Paese.
L’unico precedente risale a quasi quarant’anni fa. È l’Anatomia dell’ebraismo italiano realizzata da Sergio Della Pergola. Un’indagine preziosa, sia dal punto di vista demografico sia sul versante culturale, che ormai mostra però l’inevitabile segno dei tempi. Da allora il mondo ebraico italiano è infatti mutato nel profondo, sull’onda di un’evoluzione sociale sempre più impetuosa che ha modificato, spesso in modo impensabile, la sua fisionomia e le prospettive. Per raccontarne la realtà, le sfide e le aspettative prende dunque il via una nuova importante ricerca voluta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che punta a rilevarne gli aspetti di maggior rilievo: dalla consistenza numerica alle opinioni, dagli stili di vita al rapporto con la società maggioritaria. A definire i contenuti dell’indagine, che entrerà nel vivo a fine marzo, una commissione che riunisce il demografo Sergio Della Pergola; Saul Meghnagi, presidente dell’Istituto di ricerche economiche e sociali di Roma; il neuropsichiatra infantile Gavriel Levi ed Enzo Campelli, docente di metodologia delle scienze sociali alla Sapienza di Roma che coordinerà lo studio. Lo sforzo messo in campo è imponente. “Saranno coinvolti 1500 iscritti alle Comunità ebraiche dell’intero territorio nazionale – spiega il professor Campelli – che attraverso una serie di interviste si esprimeranno su un ampio ventaglio di argomenti così da comporre un quadro aggiornato e approfondito con numerosi spunti sul futuro. Da questo sforzo ci aspettiamo una buona efficienza del piano di campionamento e una significativa qualità dei dati rilevati”.
Professor Campelli, com’è organizzata la ricerca?
Sono stati coinvolti, nelle diverse Comunità, 85-90 intervistatori. Le interviste saranno rigorosamente face to face, escludendo dunque le interviste telefoniche o i questionari postali che pongono seri problemi di attendibilità. Lo strumento utilizzato è un questionario che contiene cento domande su argomenti molto vari ed è stato elaborato nell’arco di alcuni mesi tenendo presenti anche molte esperienze internazionali. La riservatezza dei dati sarà totale, e non solo per obbligo di legge ma per tutelare appieno chi risponderà. I questionari sono assolutamente anonimi, saranno utilizzati solo a scopi conoscitivi e verranno sempre trattati in modo aggregato, proponendo cioè dati complessivi sui diversi temi. Non sarà dunque possibile risalire a cosa ha detto la singola persona.
Qual è la tempistica del lavoro?
La rilevazione dovrebbe avvenire a marzo. All’inizio del mese si concluderà la preparazione degli intervistatori e poi inizieranno le interviste che dovrebbero terminare entro Pesach. A quel punto inizierà l’analisi dei dati con la prospettiva di chiudere entro l’anno la prima fase. Chi sono gli intervistatori?
Sono stati tutti reclutati dalle Comunità attraverso un bando che ha avuto un grande riscontro. Un elemento importante, quest’ultimo, perché coinvolgere tante persone significa costruire una sensibilità comune che sarà senz’altro preziosa per il futuro. Hanno risposto persone di tutte le età e di formazione diversa, il che ci consentirà di gestire al meglio le diverse interviste. La loro preparazione passerà attraverso quattro incontri che si terranno a Milano, Roma, Firenze e Padova. È un lavoro delicato, che non si può improvvisare: dovremo lavorare sulle dinamiche dell’intervista affinché gli intervistati non siano influenzati nelle loro opinioni, né forzati o trascinati e per fare sì che gli intervistatori imparino come si fa a non sovrapporsi a chi parla. Un altro aspetto importante riguarderà l’utilizzo del questionario che abbiamo preparato.
Perché si è scelto di procedere con interviste face to face?
È una via molto più onerosa delle interviste telefoniche o tramite questionari inviati per posta. Ma migliorerà di molto la qualità dei dati rilevati. Il ricorso al telefono, usato in tanti sondaggi, presenta infatti alcuni svantaggi: non si è mai sicuri se l’intervistato è davvero chi si cercava e si può usare solo un numero limitato di domande, semplici e comprensibili solo attraverso la descrizione verbale. Il dialogo dal vivo consente invece di approfondire meglio tanti aspetti.
Quanto durerà l’intervista?
Un’ora circa.
Chi saranno gli intervistati?
I candidati sono individuati dalle stesse Comunità, nel pieno rispetto della privacy. La Comunità può farci avere i suoi elenchi o procedere secondo regole molto precise all’estrazione casuale del numero prefissato di persone. In pratica si parte dall’elenco alfabetico degli iscritti maggiorenni e si seguono procedure casuali: ad esempio si parte dall’iscritto numero 18 e si individuano i nomi successivi a intervalli fissi, finché non si identificano le persone necessarie.
Con che criteri è stato definito il numero di intervistati per ciascuna Comunità?
Il campione che mettiamo in campo è senz’altro valido e ne abbiamo migliorato l’efficienza attraverso il criterio di proporzionalità. Il calcolo è stato fatto, secondo procedure tecniche, in proporzione al peso di ciascuna Comunità sul totale e tenendo conto del suo rapporto rispetto la numerosità totale. Abbiamo dunque due Comunità grandi, Roma e Milano, dove s’intervisteranno rispettivamente 705 e 365 persone, che consideriamo una classe a sé. Poi vi è il gruppo delle Comunità medie (Firenze, Genova, Livorno, Torino, Trieste e Venezia), quello delle piccole (Ancona, Bologna, Napoli, Padova e Pisa) e delle piccolissime (Casale, Ferrara, Mantova, Merano, Modena, Parma, Vercelli e Verona). Il criterio proporzionale è poi stato corretto dal punto di vista statistico. In base al solo criterio proporzionale nelle piccole Comunità avremmo ad esempio realizzato appena una trentina di interviste, troppo poche per avere validità scientifica. Si è dunque leggermente aumentata la consistenza delle realtà meno numerose.
La ricerca propone specifici elementi di novità rispetto allo studio di Sergio Della Pergola?
Non tutti i temi delle due ricerche si sovrappongono. Lo studio attuale vuole rappresentare con un’attenzione più sociologica un mondo che si è contratto numericamente ma che comunque è in movimento e in trasformazione profonda. La speranza è di riuscire a registrarne le tensioni, le esigenze e le aperture, così da apirsi e conoscersi meglio e prendere decisioni più fondate e legate alla realtà e alle aspettative.
Daniela Gross (Pagine Ebraiche Marzo 2012)