Zevadia, ambasciatrice del riscatto

“Un messaggio forte e chiaro contro ogni forma di razzismo e discriminazione nella nostra società”. Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri non particolarmente amato dall’opinione pubblica internazionale, commenta così la nomina di Belaynesh Zevadia ad ambasciatrice di Israele in Etiopia. È un giorno storico per Israele e per la sua folta comunità etiope: è la prima volta infatti che un esponente dei Beta Israel (i molti etiopi emigrati nel paese dagli anni Settanta del secolo scorso) viene scelto come rappresentante diplomatico dello Stato ebraico. La decisione arriva sulla scia di recenti episodi di intolleranza che hanno fatto discutere sullo stato di integrazione di una realtà che, a distanza di circa un trentennio dal suo primo insediamento, non sembra ancora perfettamente amalgamata con le tante anime e identità di Israele. Tra i casi più eclatanti riportati dai media nazionali, la pubblicazione di un rapporto secondo il quale alcuni abitanti di Kiryat Gan, città del Distretto Sud, si sarebbero rifiutati di affittare i propri appartamenti a famiglie Beta Israel. Un episodio che aveva suscitato lo sdegno di molti e a cui era seguita una partecipata manifestazione di protesta davanti al Parlamento.
In Israele vivono oggi oltre 100mila ebrei falascià. Frequenti sono purtroppo i casi di degrado e di alienazione anche se con lo scorrere del tempo, nel passaggio da una società tribale a un mondo decisamente più moderno e tecnologizzato, la strada percorsa dalle nuove generazioni, dai più giovani, fa ben sperare. La nomina della 43enne Zevadia, emigrata in Israele in età adolescenziale, è in questo senso esemplare. Ricco curriculum di studi, esperienze professionali in Texas e Illinois, la neo ambasciatrice è consapevole di aver aperto una breccia decisiva. “La mia nomina – ha commentato emozionata – è la prova che lo Stato di Israele dà opportunità a tutti, anche agli immigrati”.

a.s. – twitter@asmulevichmoked