Qui Roma – La rotta dei leader del domani
Chi s’imbarca sulla nave Hans Jonas pensa di sapere cosa lo attende: un viaggio sicuro al termine del quale, grazie alle nozioni che avrà appreso, sarà trasformato nel perfetto leader del futuro. Però si sa, il mare riserva sempre delle sorprese. Infatti partecipare al master è come trovarsi in preda a una tempesta, sballottati da una parte all’altra del mondo della cultura e della tecnica, facendo incontri sempre diversi.
E così la penultima sessione del master, tenutasi ieri a Roma, ha portato i partecipanti a compiere un viaggio nel tempo attraverso l’originale interpretazione della storia ebraica data dallo storico David Bidussa per tornare poi al presente con l’intervento del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Anselmo Calò. Come aveva già fatto quest’estate per noi di Redazione Aperta, l’assessore ha illustrato quali siano le risorse delle comunità ebraiche e come queste vengano sfruttate.
Ma non si tratta solo di muoversi, all’interno delle singole sessioni, fra discipline diverse, dalle appassionanti vicende della storia ai concreti dati dell’economia. Il master, se guardato nel suo complesso, è un viaggio anche fra i vari poli interpretativi dei saperi stessi. E così, ecco che dopo il confronto su giustizia e amore del mese scorso fra il rav Roberto della Rocca e la storica Anna Foa, un’interpretazione diametralmente opposta del diritto e dell’ebraismo è stata fornita ieri pomeriggio nel dibattito su diritti e doveri che ha visto protagonisti il rav Roberto Colombo e il professor Pietro Gargiulo.
Così, se si dovesse leggere il diario di bordo di un masterando, questo presenterebbe continue contraddizioni, violenti cambiamenti di rotta, costellazioni di punti interrogativi. Ma è sono proprio questi, in realtà, gli elementi che più di tutti possono concorrere a formare un vero leader: non solo il sapersi destreggiare fra opinioni diverse e adattare alle situazioni, ma anche la consapevolezza di doversi sempre mettere in discussione, di avere pochissime certezze e della necessità di abbandonarle e ribaltarle di fronte a nuove sfide ideologiche. Una lezione importante, che a pensarci bene l’uomo conosce da sempre: Ulisse sarebbe stato lo stesso uomo e lo stesso re a Itaca se prima non avesse vissuto tutte le ben note avventure e non si fosse confrontato con tutti i personaggi dell’Odissea?
Francesca Matalon