Hamàn…
I Maestri del Talmùd, ricorrendo ai più originali espedienti interpretativi, si domandano “… dove si parla di Hamàn nella Torah?” (Talmùd bavlì; Chullìn 139 b). Per capire il senso della domanda bisogna interpretare il testo come segue: in quale punto della Torah si trova un’allusione al comportamento del perfido Hamàn? I Maestri leggono nelle parole di Bereshìt, 3; 11 : “… Il Signore ha detto ad Adamo: chi ti ha detto che sei nudo? Hai forse mangiato dall’albero dal quale ti ho proibito di mangiare…?” Le lettere ebraiche HE, MEM, NUN, che formano la parola ebraica “hamin”, “forse da”, sono le stesse che formano la parola Hamàn. Il Talmùd, quindi, scorge uno stretto rapporto tra il tema della disobbedienza della prima coppia umana e la malvagità di Hamàn. In verità entrambe le storie sono riconducibili a due puntigliosi capricci. Nella prima storia ci viene detto come Adamo ed Eva avessero a loro disposizione tutto il creato ad eccezione del frutto di un solo albero e come due bambini bizzarri si incaponiscono proprio su quel frutto. Nella storia di Hamàn si racconta che tutti si inchinano alla sua presenza ma la sua psicologia totalitaria non sarà mai abbastanza gratificata fintanto che ci sarà anche un solo individuo che altrettanto caparbiamente ha deciso di non piegare la sua spina dorsale. Il capriccio dei dittatori è quasi sempre quello di piegare gli ebrei e la nostra risposta dovrebbe essere quella di procedere a testa alta…e coperta.
Roberto Della Rocca, rabbino