Voci a confronto
La notizia più importante oggi riguarda l’incontro fra Obama e Netanyahu, svoltosi ieri alla Casa Bianca. In casi del genere i giornali usano dare informazioni che in realtà non hanno, basandosi su dichiarazioni dei leader prima e dopo l’incontro o su briefing e conferenze stampa ufficiali. Ma in realtà come sia andata, che impegni e che cosa si siano detti i due statisti non è possibile sapere. E’ chiaro che hanno parlato dell’Iran, che hanno concordato sulla pericolosità di una possibile bomba atomica in mano agli ayatollah (redazione del Tempo), che Obama ha espresso impegno alla difesa di Israele (Mastrolilli sulla Stampa) e però fiducia nelle sanzioni e nelle trattative (redazione di Libero, Giorgio sul Manifesto), che Netanyahu ha rivendicato il diritto all’autodifesa del paese (Olimpio sul Corriere, redazione del Foglio). Ma che dati di intelligence si siano scambiati, che decisioni politiche nazionali si siano comunicati, che accordi veri abbiano preso, se lo hanno fatto, su una questione così decisiva per Israele e per il mondo non è possibile saperlo. Sappiamo che il governo di Israele non si fida di Obama e con ottime ragioni: fa impressioni leggerle elencate nel pezzo di Dan Senor sul Wall Strreet Journal. Sappiamo anche che Obama non ama Netanyahu e che pensa di dover cercare innanzitutto un rapporto col mondo islamico, ma oggi bada soprattutto alla sua rielezioni. Restiamo dunque in attesa, come tutti, mentre il progresso dell’atomica iraniana si avvicina al punto di non ritorno.
Le altre notizie sono sparse: Louise Lambrichs su Le monde avverte che la recente sentenza della Corte costituzionale francese che ha bocciato la legge contro il negazionismo del genocidio subito dagli armeni apre la strada anche al genocidio della Shoà; la Gazzetta dello sport racconta la storia di un calciatore israeliano che è un immigrato clandestino, senza radici ebraiche ma allevato come ebreo; Il secolo d’ Italia pubblica una preoccupante difesa del coinvolgimento della Chiesa nella fuga dei criminali nazisti, la cosiddetta “Operazione Odessa”; Marco Vallora sulla Stampa difende le “Bagattelle per un massacro” di Céline con argomentazioni veramente inaccettabili (il pamphlet di Céline non c’entrerebbe niente col “massacro degli ebrei” anzi sarebbe un testo pacifista; peraltro “Il mercante di Venezia” di Shakespeare sarebbe “antisemitissimo e struggente” ecc. ecc.): la dimostrazione di quanto sia fragile anche fra intellettuali colti come Vallora la coscienza del pericolo dell’antisemitismo.
Ugo Volli