La festa della donna
Per una rara coincidenza, quest’anno l’otto marzo cade proprio di Purim, il giorno in cui leggiamo il rotolo di Ester, la regina che, 2.400 anni or sono, salvò il popolo ebraico dallo sterminio. L’ebraismo non ha mai avuto bisogno di fissare un giorno come “festa della donna”, perché lo festeggia ogni venerdì sera quando, attorno al tavolo imbandito, canta “Eshet chail”, una lode alla donna di valore. La donna ideale non è l’eroina, la donna “pubblica”, ma, come recita Proverbi 31, quella che svolge un ruolo determinante nella casa ebraica, nella strada, nel mondo del lavoro e in quello dell’assistenza ai bisognosi. La tradizione avrebbe potuto “fregiarsi” del ruolo svolto da donne come la regina Ester, le profetesse Miriam e Deborah, Yael. Ha invece lasciato alla donna un ruolo difficile e fondante per la continuità del popolo ebraico, assai più complesso di quello che svolge l’uomo spesso rinchiuso nelle quattro mura della Casa di studio. L’uomo moderno è avvisato: la sfida da vincere è ben più grande.
Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli