Shabbaton eporediese

Somiglia molto a un campeggio, con attività varie, lezioni, dibattiti, passeggiate, canti, giochi e scherzi, però con partecipanti di tutte le età (numerosi i bambini) e quasi tutti torinesi o eporediesi (cioè abitanti di Ivrea, la città che ospita lo Shabbaton in un grazioso albergo sulle rive del lago Sirio). Si potrebbe definirlo un moked in piccolo, in cui il numero dei partecipanti (circa centocinquanta persone) offre la possibilità di scambiare due parole un po’ con tutti, dagli amici che si vedono raramente perché siamo sempre di corsa alle persone finora conosciute solo di vista con cui si riesce finalmente a parlare con più calma. Si respira l’atmosfera ovattata dello shabbat, abituale per alcuni, nuova per altri, con il silenzio dei cellulari, i ritmi scanditi dalle tefillot, dalle lezioni e discussioni, dai pasti. Poi la domenica mattina una passeggiata intorno al lago seguita da un’allegra grigliata. Una scommessa vinta per la Comunità di Torino e per Rav Birnbaum con sua moglie Renana, instancabili animatori dell’iniziativa. Il clima allegro e giocoso non ha impedito i momenti seri di dibattito e approfondimento, dalle derashot sulla parashà della settimana (la non facile Ki Tissà, con l’inquietante episodio del vitello d’oro), allo studio di passi talmudici relativi alla vita di coppia e all’educazione dei figli, al confronto sulla famiglia di oggi e sulle sfide che propone. Interessante a questo proposito anche la testimonianza di alcune coppie miste, per le quali l’educazione ebraica dei figli non è un fatto scontato, un’abitudine di famiglia portata avanti per inerzia, ma una scelta ponderata, affrontata in seguito a una decisione consapevole di entrambi i genitori, pur di fronte a difficoltà oggettive. A loro, come agli altri partecipanti, è stato offerta l’immagine di un ebraismo al contempo accogliente e rigoroso, in cui l’apertura non è un gioco al ribasso, ma la ricerca di un linguaggio e di modalità che offrano a tutti la possibilità di accedere ai contenuti “alti”. Alle derashot rabbiniche e allo studio di passi talmudici si sono alternati interventi sullo shabbat e sulla parashà della settimana di “non addetti ai lavori”, che hanno affrontato i temi in un’ottica particolare, dalle riflessioni sul tempo al confronto tra l’osservanza dello shabbat e l’osservazione scientifica. Così ciascuno ha avuto qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare.

Anna Segre, insegnante