Qui Milano – Gli strumenti della Memoria
Prima di iniziare, un minuto di silenzio per le vittime dell’attentato alla scuola ebraica di Tolosa. Si parla di Memoria al seminario rivolto agli insegnanti delle scuole “La singolarità di Auschwitz: problemi e derive dell’insegnamento della Shoah” organizzato dall’associazione Figli della Shoah e dal Mémorial de la Shoah di Parigi e promosso dal Comune di Milano, con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Milano e Ufficio Scolastico per la Lombardia. Una memoria che dovrebbe servire come arma contro questi atti violenti di intolleranza e di odio, una memoria che dovrebbe combattere l’ignoranza che ne è la causa profonda, una memoria che tuttavia, evidentemente, stenta a radicarsi nella mente dei cittadini. “L’Italia fa poche analisi, fatica a fare i conti con il proprio passato e anche quando li fa è troppo indulgente. Anche il Giorno della Memoria risulta ancora qualcosa di un po’ posticcio, è come se ci fosse un buco nel senso civico degli ’italiani”, ha affermato il direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, presente questa mattina in qualità di presidente della Fondazione Memoriale della Shoah. È dunque necessario prendersi un momento di studio e di riflessione su questi temi, che nel corso della giornata di oggi verranno affrontati da Michele Sarfatti, Presidente della Fondazione CDEC, George Bensoussan, storico francese, direttore della Revue d’Histoire de la Shoah e responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah, Iannis Roder, responsabile della formazione degli insegnanti del Mémorial de la Shoah, Laura Fontana, responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah. “I momenti di studio sono più importanti di quelli celebrativi, nei quali tutto sembra già visto e sentito, e dovrebbero essere più frequenti e coinvolgere maggiormente i giovani, che possono servirsi in modo proficuo dello strumento internet”, ha sottolineato il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Raffaele Turiel. E il rischio della banalizzazione e dell’assuefazione a questi temi, non solo nelle celebrazioni ma soprattutto all’interno della didattica, è particolarmente delicato e sentito non soltanto dalle autorità presenti per i saluti, ma anche dai testimoni stessi della Shoah. Goti Bauer, sopravvissuta ai campi di sterminio, ha osservato: “Questa situazione mi fa particolarmente soffrire, soprattutto vista la fatica che faccio per raccontare questi fatti. Però l’alta affluenza a questo seminario è per me di conforto: l’interesse per questi argomenti è ancora vivo e mi fa sperare. Cosa succederà quando scomparirà anche l’ultimo testimone? Ci saranno questi professori e i loro allievi, pronti ad affrontare coloro che ancora cercheranno di minimizzare, per la loro ignoranza, la portata degli avvenimenti della Shoah”. E forse, se saranno bravi, un giorno non ci sarà più bisogno di cominciare con un minuto di silenzio.
Francesca Matalon