Bensoussan…

Ieri sera a Milano lo storico francese Georges Bensoussan ha ampiamente spiegato come il Sionismo e lo Stato d’Israele non sono il parto della Shoah. Mi è venuta alla mente l’apertura del commentario di Rashì alla Torah (Bereshìt 1; 1). “…La Torah sarebbe dovuta iniziare con la prima legge data al popolo di Israele che riguarda il calendario. Per quale ragione allora inizia con un racconto sulla creazione dell’universo?”. Ecco il motivo, dice Rashì: “… Se un giorno le nazioni della terra dicessero al popolo di Israele: “siete dei ladri, perché avete conquistato territori che appartenevano a sette nazioni…”, il popolo di Israele potrà rispondere: “il mondo intero appartiene a Dio, e Lui lo dà a chiunque voglia. Egli diede questa terra ad altre nazioni, ma poi la riprese e la diede a noi…”. Rashì un fervente sionista? In effetti è un commento che potrebbe essere interpretato in termini politici. Dobbiamo pensare piuttosto che Rashì scrive questi commenti introduttivi alla Torah al tempo della prima crociata quando cristiani e musulmani si contendono la supremazia sulla terra di Israele e nella sua Francia assassini, ebbri di sangue e di odio antiebraico, saccheggiano scuole, sinagoghe e massacrano migliaia di ebrei. In quel tragico momento Rashì rassicura il suo popolo ricordando l’indissolubile legame con la Terra di Israele che l’Eterno ci ha destinato. Il grande Maestro di Israele (secondo alcuni Rashì sarebbe l’acronimo di Rabban shel Israel) reagisce alla sofferenza continuando a studiare e a insegnare nonostante la violenza che gli sta intorno. Lasciando un messaggio alle generazioni future: gli assassini hanno fatto il loro mestiere, e noi il nostro. I crociati di ieri e di oggi proclamano il regno della morte. E noi con Rashì, anche oggi, dobbiamo continuare a celebrare quello della vita.

Roberto Della Rocca, rabbino