Qui Milano – La Memoria e i valori del sionismo
Perché è errato e pericoloso affermare che Israele sia nato come conseguenza della Shoah? Per rispondere a questa complessa domanda è intervenuto a Milano Georges Bensoussan, tra i più noti studiosi europei di antisemitismo e di Shoah, in un incontro organizzato dall’assessorato alla cultura della Comunità ebraica e dal Dipartimento educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in collaborazione con la Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, l’Associazione Figli della Shoah e il Keren Hayesod. Ad accompagnare le riflessioni di Bensoussan, introdotte dal giornalista Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità ebraiche Italiane, sono stati lo storico David Bidussa, e il rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e cultura dell’UCEI.
Una serata ospitata nella scuola ebraica di Milano non poteva che aprirsi rivolgendo un pensiero alla strage della città francese di Tolosa. “Ancora troppe poche informazioni abbiamo sull’accaduto per formulare giudizi. Di certo dobbiamo però interrogarci su quanto accade nella nostra Europa sempre più percorsa da pulsioni di intolleranza e violenza e partecipiamo a questo momento di grande dolore” ha dichiarato il presidente della Comunità Roberto Jarach. E prima di immergersi nelle riflessioni della serata, un Salmo per le vittime di Tolosa recitato da rav Della Rocca ha raccolto il pubblico in un momento di grande commozione. Una commozione condivisa dalle istituzioni della città di Milano che hanno fatto pervenire un messaggio di partecipazione attraverso Paola Bocci presidente della Commissione cultura del Comune, presente in sala insieme al consigliere Ruggero Gabbai.
“Se siete venuti per una serata rilassante forse avete sbagliato indirizzo” ha sottolineato con ironia Guido Vitale, chiamato anche a tradurre l’intervento di Bensoussan, dopo l’introduzione dell’assessore alla cultura della Comunità Daniele Cohen. Lo storico francese infatti ha affrontato temi complessi e realtà scomode, partendo dall’assunto che l’affermazione che Israele costituisca una compensazione del mondo al popolo ebraico per ciò che subì durante la Shoah rappresenta una mistificazione e un pericolo tanto per lo Stato ebraico quanto per la Diaspora. “L’idea che dopo un disastro debba seguire una redenzione è propria di una cultura cristiana che è diventata sentire comune – ha spiegato – Il rapporto di causa-effetto fra Shoah e nascita di Israele è un concetto di cui troviamo traccia nel pensiero di molti, ma anche Israele stessa ha delle responsabilità. Dimenticando invece che la Shoah ha messo in pericolo uno Stato che de facto esisteva già ben prima in tutte le sue strutture essenziali (apparati politici, sistema scolastico e universitario, stampa…), distruggendo coloro per cui quello Stato era stato immaginato dal sionismo: le popolazioni ebraiche che vivevano nell’Europa orientale in condizione di grande disagio”. Bensoussan ha ricordato come, all’indomani del secondo conflitto mondiale, la percezione della Shoah tanto dei non ebrei quanto degli ebrei, fosse molto diversa da quella di oggi e ha invitato a non equivocare il ruolo del sionismo, giudicando il passato con le cognizioni del presente. Proprio dalle riflessioni sul sionismo ha preso spunto l’intervento di David Bidussa, che citando l’opera di Bensoussan “Il sionismo. Una storia politica e intellettuale” (Einaudi 2007), ha spiegato come sia un grave errore percepire la storia come storia dell’antisemitismo “Il sionismo non è nato a scopo umanitario, ma come movimento nazionale, che prendeva spunto dall’idea che fondare e andare vivere in Israele costituisse la scelta per una vita migliore. Quella del sionismo è la storia di un contrasto in seno allo stesso mondo ebraico, perché questa idea fu inizialmente condivisa solo da una minoranza: non dobbiamo dimenticare che fino al 1939 la maggior parte degli ebrei che lasciarono l’Europa scelse di andare altrove”.
“Rashì, il più grande esegeta della Bibbia, si domanda perché, se la Torah è la legge del popolo ebraico, essa non inizia con la formulazione dei precetti, ma racconta prima tutta la Creazione – la riflessione conclusiva di rav Della Rocca – La risposta che si dà è che la Torah vuole raccontare che D. ha creato la terra, e ha voluto dare al popolo ebraico Eretz Israel. Questo ci deve far capire che cercare una giustificazione alla presenza del popolo ebraico in Israele in qualcosa che gli altri hanno compiuto nei suoi confronti è un grave errore. Israele fu un patriarca che lottò con un angelo, ma in realtà con se stesso, per salire una scala che congiungeva il Cielo e la Terra, il trascendente e l’immanente. Un’immagine che ben rappresenta anche ciò che Israele è oggi”.
Rossella Tercatin – twitter @rtercatinmoked