Qui Tolosa – “Dolore e rivolta. Tra la gente in sinagoga”
Il primo pensiero è andato all’attentato alla sinagoga di Roma una maledetta giornata di ottobre di 30 anni fa, a quel sanguinoso attacco nel cuore della Capitale che si prese per sempre la vita del piccolo Stefano Gay Taché. Noemi Di Segni, ebrea romana, studentessa di medicina in Erasmus all’ospedale Rangueil, è stata testimone diretta della reazione della città e degli ebrei di Tolosa all’agguato mortale alla scuola Ozar HaTorah. Nelle sue parole tutta l’angoscia e il dolore delle ore terribili appena vissute. “Ho visto una città sotto shock” dice Noemi, presente ieri sera alla cerimonia solenne alla grande sinagoga di Tolosa che ha visto la partecipazione tra gli altri, assieme a migliaia di persone commosse e attonite, del presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy. “Nessuno, me compresa – afferma – si sarebbe mai immaginata una cosa del genere e infatti la gente, anche in sinagoga, aveva difficoltà a capire, si chiedeva come potesse essere accaduto un episodio di questa crudeltà in una città come Tolosa dove la vita scorre in modo molto tranquillo”. Ad avvisarla della strage sono stati amici e parenti dall’Italia. “Mi trovavo all’ospedale – racconta Noemi – e non sapevo ancora niente quando il telefono ha iniziato a squillare a ripetizione. Le prime informazioni le ho ricevute così. Ho subito pensato all’attentato al Tempio Maggiore di Roma anche se con le ore le dinamiche dell’agguato hanno preso contorni in parte differenti. Ovviamente erano tutti molto preoccupati, ma li ho rassicurati spiegando loro che stavo bene e che mi trovavo in tutt’altro contesto rispetto a quello della sparatoria”. Poi, quando in tarda mattinata si diffonde la notizia della cerimonia al Tempio, Noemi prende la decisione di partecipare in prima persona al dolore e al lutto degli ebrei francesi. “La sinagoga – spiega – era gremita in ogni ordine di posto. C’era tanta confusione, tantissimo dolore anche se più composto di quanto mi aspettassi. C’era chi piangeva, altre persone si abbracciavano.
In generale si respirava un’atmosfera di fortissimo shock e incredulità”. A chiudere la cerimonia la recitazione della Berachah Refuah Shlema, preghiera di auspicio di guarigione che è stata scandita dalla folla per chi nell’attacco è stato ferito e lotta adesso per la sopravvivenza. Poi a seguire molti tra i presenti si sono diretti alla scuola ebraica dove veglieranno fino a quando, mercoledì mattina, i corpi delle vittime saranno trasferiti in Israele per il funerale. “Ma io – conclude Noemi – non me la sono sentita di andare”.
a.s. – twitter @asmulevichmoked