Qui Torino – Emanuele, partigiano delle idee

Una marcia silenziosa per le strade di Torino ha ricordato ieri pomeriggio la figura di Emanuele Artom, giovane intellettuale ebreo torinese barbaramente assassinato dai nazifascisti. L’evento, rivolto all’intera cittadinanza, è stato promosso e organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità ebraica di Torino in collaborazione con il Comune del capoluogo piemontese. Il corteo si è snodato partendo da Via Sacchi 58, dove abitava la famiglia Artom, per poi attraversare il centro città e giungere alla Scuola ebraica e infine in piazzetta Primo Levi.
Molte persone hanno preso parte alla marcia: ebrei torinesi, membri della Comunità di Sant’Egidio, esponenti di varie identità religiose,iscritti all’Anpi, ragazzi e adulti; un corteo uniforme che silenziosamente ha voluto ricordare Emanuele. Il corteo era costellato di cartelli azzurri portati da alcuni ragazzi e sui quali erano scritti i nomi dei principali campi di concentramento e di sterminio.
Alla manifestazione hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Torino Piero Fassino, la vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane Claudia De Benedetti, il presidente della Comunità ebraica torinese Beppe Segre e il rabbino capo rav Eliahu Birnbaum.
Dalla casa di Emanuele alla Scuola ebraica: qui il corteo è stato accolto dalla preside Sonia Brunetti e da alcuni studenti. Prima di altre riflessioni è stato osservato un minuto di silenzio per le quattro vittime dell’agguato mortale di Tolosa.
La professoressa Brunetti ha ricordato il ruolo attivo che Artom ebbe come insegnante nella Scuola, luogo dove ebbe modo di sviluppare molte riflessioni assieme ai suoi studenti. Un ricordo è stato rivolto anche a sua madre Amalia, che ne fu preside. E’ poi seguita la lettura di alcuni stralci, a cura dei ragazzi della scuola media, del diario tenuto da Emanuele durante la lotta partigiana.
Dal cortile dell’istituto la marcia ha ripreso per pochi metri per giungere in piazzetta Primo Levi, di fronte al Tempio, dove il coro della Scuola ebraica ha interpretato, tra la commozione dei presenti, il canto Lulav e le sue specie.
Sono seguiti numerosi interventi, tra cui quello del sindaco Fassino, che ha definito la marcia “utile e necessaria per ricordare e rendere onore a tutti gli ebrei torinesi e piemontesi che non hanno fatto ritorno”. “Il passare del tempo – ha proseguito il primo cittadino – comporta il rischio dell’oblio. Niente e nessuno devono essere dimenticati. Noi abbiamo il dovere morale di combattere ogni giorno”.
Rav Eliahu Birnbaum si è soffermato invece su quella che Artom definiva “etica della responsabilità collettiva” e sul significato della parola “responsabilità”: in ebraico deriva dalla parola “altro”, inteso come riconoscere l’essenza dell’altro; in italiano dalla parola latina “responsa”, cioè risposta al bisogno altrui.
Ugo Sacerdote, amico e compagno partigiano di Emanuele, ha ricordato la sua naturale predisposizione all’insegnamento che lo contraddistinse anche durante la Resistenza: “Emanuele – ha spiegato – cercava di far riflettere i partigiani sulle nozioni di libertà e democrazia”. Sacerdote ha poi evocato l’ultimo incontro che ebbe con Emanule e con suo cugino Ruggero Levi, poco prima della cattura: “Trascorremmo un pomeriggio in piena serenità e ci separammo con un ottimismo prematuro”.
Affidata a Beppe Segre la lettura di alcune pagine del diario in cui vengono descritte le prime reazioni davanti ai manifesti e alle scritte sui muri che inneggiavano all’odio antiebraico e che condannavano gli stessi ebrei a morte immediata. Artom era rimasto colpito dal fatto che a strappare quei manifesti fossero stati proprio degli ebrei: “Non dovevamo essere noi a farlo”, scrive nel diario. “Se ci sono scritte manifesti contro una certa categoria – ha incalzato Beppe Segre – è dovere di chi non appartiene a tale categoria strapparli perché non si può rimanere indifferenti di fronte alle offese e alle minacce che colpiscono l’Altro”.
A concludere un pomeriggio molto intenso le parole di Daniela Sironi, esponente della Comunità diSant’Egidio: “Questa marcia – ha affermato – rappresenta un evento di umanità e civiltà che vede unite le due Comunità per un futuro degno per tutti; non è un rito ma la prima pagina di una storia nuova”.

Alice Fubini