Abolire Dante

Tra tante le tante notizie brutte, bruttissime e orrende che, con assoluta puntualità, ci dispensa, ogni mattina, la stampa quotidiana, non manca, ogni tanto, qualche informazione decisamente grottesca, come un intervallo satirico in un lugubre, interminabile film d’orrore. È il caso, per esempio, della recente richiesta, avanzata da alcuni, come il movimento Gherush92, di abolire l’insegnamento della Divina Commedia dalle scuole italiane, in ragione dell’antisemitismo che la pervaderebbe. La Commedia, spiega la presidente, Valentina Sereni, “presenta contenuti offensivi e discriminatori”, “viene proposta senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo”, per cui si chiede “di espungerla dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti”. Dunque. Che nella Commedia il popolo ebraico, nel suo insieme, venga considerato responsabile della morte di Cristo, e perciò condannato alla giusta punizione, è cosa nota (Tito, col distruggere Gerusalemme, avrebbe realizzato “la vendetta de la vendetta del peccato antico” [Par. 6.92-93], ossia la riparazione del deicidio, a sua volta riparatore del peccato originale). Era questa la visione del Medioevo, nessun teologo se ne poteva discostare, e il povero Dante ha avuto la sfortuna di essere medioevale. Se fosse nato ai nostri giorni, col suo carattere ribelle, non lo immagineremmo tanto conservatore. Ma così non è stato. Si potrebbe ricordare che, nell’inferno, ci sono molti più papi e sacerdoti che ebrei (tutti i padri di Israele, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè ecc., sono in paradiso [Inf. 4.56-61]) – per non parlare dei musulmani (il povero Maometto va girando con le budella in mano: “la corata pareva, e ‘l tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia” [Inf. 28.26-27]) – e che, in fondo, Giuda Iscariota, che il Poeta mette nella bocca di Lucifero (Inf. 34.62-63), non è che sia considerato proprio un eroe della storia ebraica, neanche dagli ebrei. Ma è inutile sottilizzare. Il deicidio, nella Commedia, c’è, quindi la richiesta di Gherush92 va presa in considerazione. I nostri insegnanti, apprendiamo, non operano alcun ‘filtro’, propongono i versi danteschi così come sono, alla lettera (oddio, come siamo ridotti!), quindi, o insegniamo loro a inserire “i necessari commenti e chiarimenti”, o aboliamo Dante. Ma, siamo seri: se fino ad oggi, dalla riforma Gentile ad oggi, nessun nostro insegnante ha imparato a “fare il filtro”, come potremmo mai sperare che, all’improvviso, imparino oggi? Impossibile, è evidente, per cui l’unica soluzione praticabile è quella, più spiccia, dell’abolizione. Tanto più che, se il filtro non c’è nella teologia, non ci sarà neanche, immaginiamo, nella geografia, nell’astronomia, nella medicina ecc., e allora il rischio è molto più grave. I nostri studenti possono pure crescere antisemiti, ma che imparino a scuola che la terra è ancora al centro dell’universo, che al di là delle colonne d’Ercole c’è solo il purgatorio ecc., è francamente inopportuno. Aboliamo Dante, dunque. Però, forse tale abolizione non sarebbe poi sufficiente, se, come abbiamo ricordato, il deicidio non è che l’abbia inventato lui (il primo a parlarne è Origene, e poi Eusebio, Agostino e tutti gli altri). Che facciamo con questi? Li lasciamo? E perché mai? Aboliamo, dunque, non il solo Dante, ma tutto il Medio Evo. È facile. Lasciamo solo la storia precedente a Costantino. Però, a pensarci bene, neanche questo sarebbe poi giusto, perché anche lì ci sono non pochi ‘cattivi’. Vespasiano e Tito, per esempio. Prima di loro, Nabuccodonosor, Antioco Epifane ecc. Resterebbe la storia moderna, ma lì è peggio che andar di notte, con Hitler, Mussolini, Stalin ecc. Facciamo così, aboliamo tutta la storia, e non se ne parla più. Le ore recuperate potremmo dedicarle, per esempio, alla geografia. Però, però, anche così non è che vada tanto bene: non sarebbe diseducativo parlare della Germania, o della Polonia, o dell’Iran? La filosofia? Men che meno, è zeppa di antisemiti, da Kant e Hegel in giù. La musica? E come facciamo con Wagner? E la letteratura moderna, con Valery, Céline, Dostojevskij e tanti altri? È inutile, tutte le arti e le scienze umane, “senza filtri”, sono pericolose. Non le insegniamo più. Possiamo insegnare, però, le scienze esatte e naturali: matematica, fisica, chimica, botanica ecc. Lì, non c’è dubbio, di ebrei non si parla. Niente ebrei, niente antisemiti. Ed ecco che la proposta di Gherush92 comincia ad apparire interessante. I nostri giovani, impegnati, da bambini, unicamente nei numeri, nei calcoli e negli esperimenti di laboratorio, diventeranno dei veri geni, altamente competitivi sul mercato internazionale, perfettamente in linea con i moderni standard ministeriali di ispirazione americana. E immuni, soprattutto, dalla benché minima traccia di antisemitismo.

Francesco Lucrezi, storico