Melamed – Le scuole ebraiche, un laboratorio comune

“Si è trattato di una riunione politica ad alto livello, che raccoglie una mozione presentata già all’ultimo Congresso e un’esigenza ben presente a tutti i presidenti di Comunità. Lavorando insieme si può fare molto bene e se si vuole garantire alle scuole ebraiche italiane non solo la sopravvivenza ma un mantenimento dell’alto livello raggiunto non si può prescindere da un progetto comune. Le comunità coinvolte, sia pure eterogenee non solo per consistenza numerica, parlano un linguaggio comune e condividono problematiche, progetti ed esigenze, oltre alla ovvia volontà di tenersi stretti i propri ragazzi”. La vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti riassume così l’incontro fra i rappresentanti delle quattro Comunità ebraiche italiane ove è presente una scuola ebraica avvenuto alla scuola di Roma subito dopo la visita del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Francesco Profumo. “Questa è sicuramente un’esperienza virtuosa – ha spiegato Claudia De Benedetti – una prima idea del futuro dell’Unione, in cui si procederà per commissioni che collaborano, su specifici argomenti. Toccherà ad ognuno degli eletti saper usare le proprie deleghe nel giusto modo”.
“Abbiamo preso atto – aggiunge il presidente della Comunità ebraica di Torino Beppe Segre – che c’è la volontà di collaborare e le Comunità possono scambiarsi non solo informazioni, ma esperienze e competenze. Potremo lavorare su progetti congiunti e pur avendo le scuole caratteristiche anche molto diverse i Consigli delle rispettive comunità si trovano ad affrontare situazioni simili. L’obiettivo era di valutare le possibili sinergie politiche, sia nei confronti della pubblica amministrazione che in specifico del ministero – e anche le potenziali sinergie di valenza più pratica, come la messa in atto di economie di scala”.
Il presidente della Comunità ebraica di Trieste, Alessandro Salonichio, aggiunge: “Insieme possiamo contare di più, soprattutto se riusciremo a presentarci come un ente unico. Fare gruppo, visti gli intenti comuni, ci permetterà sicuramente di avere un maggiore peso. Nonostante ci siano fra noi grandi differenze, tutti condividiamo la grande determinazione a tenere aperte e vive le scuole, anche se non è facile ci sono sicuramente spazi comuni su cui lavorare. Un primo passaggio molto importante cui dovrà seguire un’agenda di incontri”. Il presidente della Comunità di Milano Roberto Jarach ricorda come la mattina sia iniziata in maniera positiva, con la visita del ministro Profumo che è andato ben al di là di un semplice passaggio formale. “Credo ci possano essere degli sviluppi estremamente significativo, il ministro si è mostrato molto sensibile e ha espresso una volontà chiara di comprendere a fondo la realtà delle scuole ebraiche italiane. Anche il prosieguo della giornata, con l’incontro intercomunitario, penso possa avere, pur nelle differenze, una valenza certamente positiva, soprattutto se riusciremo a metterci davvero reciprocamente a conoscenza di tutte quelle informazioni che potrebbero portare anche solo a delle economie di scala. Sarebbe ottimo se poi potessimo fare davvero rete anche per tutto quello che riguarda il fundraising, i bandi di concorso, o la possibilità di creare un gruppo di pressione in previsione di legislazione riguardante le scuole. È stata sicuramente una mattinata ben spesa e vale la pena di dare un seguito a questa prima riunione. Ci sono possibilità e potenzialità da portare avanti, spero sia possibile rivedersi a breve.”
Riccardo Pacifici, promotore della riunione e presidente della Comunità ebraica di Roma, tiene a sottolineare come il ministro Profumo abbia già dimostrato più volte grande sensibilità, sia in occasione della sua visita ad Auschwitz insieme al presidente dell’Unione Renzo Gattegna, sia la scorsa settimana con la decisione di far rispettare in tutte le scuole d’Italia un minuto di silenzio per onorare e ricordare le vittime della strage di Tolosa. “Questa mattina, poi, aveva davvero voglia di stare con i bambini, voleva parlare con loro, aveva voglia di capire senza nessun tentativo di esibizione né di strumentalizzazione. Nel mondo della politica è un caso raro. Per noi era molto importante che arrivasse il messaggio che l’ebraismo non è solo fatto di Memoria e Shoah: sono concetti fondamentali da non accantonare ma in questa occasione si voleva mostrare la vitalità dei ragazzi, che sono il nostro futuro”. Occasione, quindi, per condividere un momento importante con i presidenti delle altre Comunità e anche per far capire come le scuole ebraiche italiane non possano contare su grandi numeri, come succede per esempio alle scuole cattoliche, ma che unendo le forze possono sicuramente avere un peso diverso.
La riunione intercomunitaria volutamente non era destinata ai dirigenti scolastici, perché non si trattava di discutere di progetti educativi, ma di un incontro fra presidenti e fra coloro che si occupano di risorse e bilanci e di una stima delle possibilità concrete di fare rete. Le valutazioni sono proseguite a tutto campo, da una disamina delle esperienze organizzative, delle differenze contrattuali, di risorse, spese, fundraising, eventuali economie di scala, deducibilità fiscale delle rette. “Tutti questi elementi – afferma Pacifici – sono stati analizzati in un clima di cordialità e con sincero spirito di collaborazione. La prima cosa che vorremmo mettere in piedi è una Associazione delle scuole ebraiche italiane. Ogni scuola ha qualcosa da insegnare alle altre, ognuna qualcosa da offrire, lo spirito dovrebbe essere che ogni scuola può anche andare avanti da sola ma se si ragiona insieme e si parla a nome di tutti le cose funzionano meglio. Una volta messe a punto le questioni più politiche si farà un passo indietro, per lasciare spazio prima ai tecnici, agli esperti di questioni amministrative e finanziarie e poi si passerà alla collaborazione fra i dirigenti scolastici per tutto ciò che ha a che fare con la didattica. È notevole anche vedere come negli ultimi mesi ci sono state varie riunioni a livello nazionale, qualcosa sta cambiando nella natura dell’UCEI, che è tornata ad essere veramente al servizio delle Comunità.”
L’assessore della Comunità romana Ruth Dureghello racconta come è nata l’idea dell’incontro con il ministro Profumo, che ha poi fatto da catalizzatore degli eventi, portando alla riunione intercomunitaria. “La visita – spiega – è frutto di tanti anni di collaborazione e attenzione del ministero alla realtà scolastica delle scuole romane, in particolare ai buoni rapporti maturati in questo periodo fra i funzionari del Miur e la dirigenza scolastica della scuola elementare, sempre presente nelle manifestazioni e nei progetti più significativi proposti negli anni. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla direttrice della scuola Milena Pavoncello. I presidenti dell’Unione e delle altre realtà in cui sono presenti scuole ebraiche sono stati sensibilmente coinvolti dal presidente Pacifici che non ha voluto godere del privilegio della visita del ministro in modo egoistico, ma ha inteso condividere questo riconoscimento con le altre realtà comunitarie impegnate nell’educazione ebraica”. Dureghello aggiunge poi che “l’incontro, che ha avuto luogo subito dopo la visita del ministro, è stata una importante occasione di confronto; sul fronte della didattica gli scambi già esistono, ma era necessario iniziare a valutare come attuare procedure comuni e come fare tesoro delle reciproche competenze e dei reciproci successi. Serve una reale rete di scambi, abbiamo tutti le stesse difficoltà e tutti le stesse emozioni e se una scuola ebraica è in difficoltà è quasi sicuramente la Comunità stessa ad avere dei problemi. La collaborazione è sia possibile che doverosa e mi auguro anche che nel futuro dell’Unione ci sia una maggiore vicinanza alle problematiche reali. Io credo molto in un ruolo più forte dell’UCEI, che ha ben chiaro come la scuola sia il futuro e sia il modo più bello per trasmettere la cultura. Non dobbiamo disperdere le energie ma puntare sulla qualità e sul merito, e incontrarci nuovamente, molto presto.”
A esprimere soddisfazione è anche Raffaele Turiel, assessore UCEI alle scuole e alla formazione, che ha trovato positivo riunire intorno ad un tavolo i presidenti delle diverse Comunità, da cui sono venute anche sollecitazioni specifiche: “L’UCEI è ora davvero chiamata a diventare partner delle Comunità, che si stanno ponendo seriamente il tema di fare rete nella gestione delle scuole. Sono venute fuori diverse tematiche davvero trasversali, sia gestionali che in termini di opportunità, che tutte le Comunità si trovano ad affrontare. Credo che si possano avviare progetti di collaborazione concreta, su ambiti anche molto diversi – dai progetti gestionali e amministrativi ai progetti sull’innovazione tecnologica; ci possono essere economie di scala ed ovviamente puntiamo ad uno sviluppo di qualità. Andrà creato un gruppo di lavoro, che permetta di scambiarsi rapidamente documentazione e materiali, di ragionare insieme su quale tipo di continuità dare a questo incontro. Non ci siamo dati un’agenda ma di certo andranno condivise le informazioni in maniera strutturata. Il mio impegno come assessore è di riferire nella prossima riunione di Giunta i contenuti di questo incontro in modo da poter procedere subito a una sensibilizzazione e ad una valutazione puntuale delle istanze emerse”.

(Nell’immagine il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in occasione dell’incontro romano)

Ada Treves – twitter @atrevesmoked