Primo Levi, tre generazioni a confronto

C’è il Primo Levi testimone, il Primo Levi scrittore, il Primo Levi partigiano. Molte declinazioni della biografia del grande intellettuale ebreo torinese tengono banco in queste ore nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio dei Ministri dove, davanti a una platea di intellettuali, accademici e studenti, è in corso di svolgimento la terza giornata del simposio organizzato dal Master internazionale in didattica della Shoah di Roma Tre in collaborazione con l’Associazione Europa Ricerca onlus e con molti autorevoli patrocini tra le istituzioni ebraiche e nella sfera pubblica, nel venticinquesimo anniversario della morte dell’autore di Se questo è un uomo. Ad aprire i lavori l’intervento di David Meghnagi, direttore del Master e curatore del programma assieme alla professoressa Giovanna Grenga, che si sofferma sul grande entusiasmo e sulla ricchezza di contributi che hanno caratterizzate le prime due giornate. “L’aver messo assieme tre diverse generazioni a confronto – spiega – è uno degli aspetti più entusiasmanti e significativi di questa esperienza”. Il professor Meghnagi annuncia poi la nascita, all’interno di Roma Tre, di un centro di ricerca, didattica e formazione dedicato allo scrittore. Un’iniziativa che, illustra, “vedrà il coinvolgimento degli altri atenei che hanno aderito a questo simposio. Insieme, piuttosto che ciascuno per conto suo, possiamo infatti dare più forza a questo progetto”. Testimonianze, prima dell’apertura della quinta sessione di studio, giungono poi dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e da Anna Nardini, consigliere del Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah. “Primo Levi – ricorda il ministro Profumo – ci ha lasciato 25 anni fa in modo tragico, senza che noi potessimo cancellarne la memoria. Il suo insegnamento in prosa e in poesia resterà per sempre a illuminare l’amore per il prossimo contro la degradazione umana, il sentimento della dignità offesa contro la barbarie”. Da Levi, sottolinea poi il presidente Gattegna, “ci arriva un contributo fondamentale per raccontare la vergognosa verità di quel periodo storico, una verità che in pochi in Italia erano in grado di accettare”. E con Levi, ancora, è possibile aprire una finestra su una galassia di vicende e di esperienze ancora poco approfondite: la partecipazione degli ebrei italiani alla Resistenza, “un aspetto della nostra storia che merita di essere conosciuto”. Primo Levi era un uomo libero, afferma infine la dottoressa Nardini, “e ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per i sopravvissuti alla Shoah, che dai suoi scritti attingono per tenere accesa la luce della testimonianza”. Moderati dal presidente emerito della Camera Luciano Violante, che si dice ammirato per la straordinaria forza fisica e interiore dimostrata “da questo piccolo grande uomo”, prendono quindi la parola i relatori. Molte e commosse le voci, che raccontano Primo Levi da più angolature e con affreschi spesso inediti. Tra i principali protagonisti lo storico Alberto Cavaglion, fresco curatore di un’edizione commentata di Se questo è un uomo pubblicata da Einaudi e in distribuzione proprio in questi giorni nelle librerie. Al cuore del suo intervento le fonti letterarie dell’opera, l’analisi dei numerosi riferimenti alla classicità. È questo un mondo che emerge pagina dopo pagina, spiega Cavaglion, “e che attinge con evidenza dalla molta letteratura studiata ai tempi del liceo” mostrando come forte sarà nella sua prosa e nel suo pensiero, anche declinato ebraicamente, il nesso con gli anni trascorsi sui banchi di scuola. Di grande originalità anche gli interventi di Fabio Levi, che parla del suo quasi omonimo come di “un intellettuale del presente”, dimensione cui arriva attraverso penetranti critiche e denunce su numerosi argomenti di dibattito pubblico, Micaela Procaccia, che analizza il rapporto dell’autore con il Piemonte non solo come orizzonte geografico ma anche come “modo di essere”, e Robertino Zanoni, che racconta la singolare esperienza di un Giorno della Memoria nel solco delle pagine di Primo Levi in un corso per matricole di Chimica all’università Sapienza.
Al termine della pausa pranzo, i lavori riprenderanno nel primo pomeriggio con la sesta sessione di approfondimento. Moderati da Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, interverranno tra gli altri Marco Belpoliti (Primo Levi tra tragedia e commedia), Liliana Picciotto (Primo Levi storico), Frediano Sessi (Primo Levi e la scelta della Resistenza), Brunello Mantelli (Primo Levi: la scelta della Resistenza e i percorsi della memoria) e Miriam Meghnagi (Letture scelte da Primo Levi e Paul Celan). Il convegno si avvierà quindi alla conclusione, domani mattina dalle ora 9 e nella stessa sede, con l’ultimo momento di incontro e riflessione moderato da Rino Caputo, preside della Facoltà di Lettere dell’Università Tor Vergata.

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