Dialogo tra i libri

A Torino le iniziative per ricordare Primo Levi a 25 anni dalla scomparsa si sono aperte lunedì scorso con la presentazione dell’edizione commentata di Se questo è un uomo a cura di Alberto Cavaglion, in una serata che ha visto gli interventi del Sindaco Piero Fassino, di Amos Luzzatto, Presidente del Centro Internazionale Primo Levi, di Mauro Bersani responsabile dei classici Einaudi e dello stesso Cavaglion, con letture di Valter Malosti; in conclusione è stato consegnato ai figli Lisa e Renzo il documento che certifica l’intitolazione a Primo Levi dell’asteroide 4545. Molti gli spunti di riflessione offerti al pubblico, dall’incontro di Primo Levi con il mondo ebraico ai suoi interessi per l’astronomia, testimoniati anche da alcuni racconti. Cavaglion offrendo alcuni assaggi del suo commento si è soffermato in particolare sull’intertestualità. Spesso chi legge Se questo è un uomo come una semplice testimonianza senza considerarne il valore letterario non si rende conto della quantità infinita delle citazioni che costellano il testo: non solo la Torah e Dante (con buona pace di Gherush 92), ma anche l’Eneide, Baudelaire, Dostoevskij (letture giovanili di Levi, autori che in alcuni casi non saranno più citati successivamente). Non si tratta solo di una ricerca erudita: l’individuazione di queste citazioni potrebbe apparire, soprattutto ai ragazzi, come una vera e propria caccia al tesoro, che potrebbe aiutarli a riflettere, tra le altre cose, sul valore della cultura, su una catena ininterrotta di libri che dialogano con altri libri. In fin dei conti l’abitudine midrashica a mescolare il prima e il dopo funziona anche per il nostro immaginario. Non solo Dante ha influenzato Primo Levi, ma Primo Levi ha influenzato il nostro modo di leggere Dante. Ho letto per la prima volta Se questo è un uomo alcuni anni prima di leggere il XXVI canto dell’Inferno, e dunque per me non è mai esistito il canto dantesco senza la lettura di Levi; i due testi sono legati inscindibilmente: censurare Dante per me significherebbe censurare Primo Levi. La lezione di Cavaglion è stata utile per ricordare che i libri che abbiamo letto costituiscono un patrimonio che nessuno ci potrà mai togliere, e anche che, proprio perché i libri dialogano tra loro, le censure sono più problematiche di quanto qualcuno creda.

Anna Segre, insegnante