Qui Roma – Primo Levi, l’intensità del ricordo
Giunto alla sua settima e ultima sessione, si è concluso oggi nella sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri il simposio internazionale dedicato a Primo Levi a venticinque anni dalla scomparsa. L’evento era organizzato dal Master internazionale in didattica della Shoah di Roma Tre in collaborazione con l’Associazione Europa Ricerca onlus e con molti autorevoli patrocini tra le istituzioni ebraiche e nella sfera pubblica. Di grande valore e prestigio i contributi che si sono susseguiti anche nell’ultima mattinata di lavori, che ha visto protagonisti Pier Vincenzo Mengaldo, Uri Cohen, Irene Kajon e Massimo Giuliani, con moderatore Rino Caputo. Le conclusioni del simposio sono state invece affidate a David Meghnagi.
Professor Meghnagi, possiamo fare un bilancio a caldo di questa esperienza?
Direi che possiamo essere molto soddisfatti. E’ stato un convegno con grandi implicazioni etiche sia per il livello dei relatori intervenuti sia per il pubblico che vi ha partecipato: tre generazioni di persone. Oltretutto si è trattato di un pubblico molto diversificato, visto che non era possibile pensare che le stesse persone fossero presenti tutti e quattro i giorni. Abbiamo voluto fare in modo che ciascun relatore approfondisse un aspetto di Primo Levi che potesse interessare una diversa categorie di persone. Oggi ad esempio, Pier Vincenzo Mengaldo ha parlato de “Il canto di Ulisse”, uno dei grandi episodi di “Se questo è un uomo”, ed erano presenti sessanta studenti del Liceo Virgilio ad ascoltarlo.
Cosa significa questo?
Significa che non è stato solo un convegno ma anche una scuola, un’occasione di approfondimento per gli studenti che vi hanno partecipato ma anche per molti dei relatori che sono a loro volta studenti universitari. C’è stato tra gli altri l’intervento di una studentessa romena della mia Università e quello che ritengo importante segnalare è stata la presenza di molti ragazzi stranieri, anche israeliani. Penso che questi scambi culturali siano un ottimo modo per conoscere le rispettive culture e, nel caso di Israele un ottimo modo per capire il Paese: tutti gli stereotipi possono essere combattuti attraverso la conoscenza.
Cosa resterà di questi quattro intensissimi giorni?
Abbiamo registrato tutto il simposio e speriamo che l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane attraverso il suo portale possa renderne disponibile l’ascolto, ma pensiamo anche alla pubblicazione di un volume.
Quali altre iniziative avete in mente?
Primo Levi è un classico e come classico merita che gli sia dedicato tutto un anno e non un solo evento. C’è stata una prima iniziativa a Milano, ora questo grande simposio che sarà seguito da un altro convegno a Torino in collaborazione con il Centro Primo Levi. Abbiamo infine in mente un concerto di musiche verdiane alla Camera dei Deputati con la partecipazione di una sessantina di ragazzi.
Lucilla Efrati – twitter @lefratimoked