In cornice – Leggere l’Haggadah
La lettura dell’Haggadah serve anche a studiare la nostra storia recente, la percezione che abbiamo e abbiamo avuto di noi e della realtà circostante. Come? Tanto per cominciare, guardando le illustrazioni che accompagnano il brano dei 4 figli nella vostra edizione della Haggadah e in quella degli altri commensali, che di solito è diversa dalla vostra. Potreste sbirciare mentre state seduti scompostamente, oppure fra una portata e l’altra. Fate caso a come l’illustratore ha riprodotto il figlio cattivo, a come, cioè, ha impersonificato il male. Nella Haggadah Rotschild (Nord Italia, seconda metà del XV secolo) è un soldato, con corazza sul corpo e ghigno sul volto, che sta per uccidere un ebreo (?) inginocchiato a chiedere pietà – memoria degli eccidi del Medio Evo. Nell’edizione di Amsterdam del 1695 è un antico soldato romano – segno che si sta vivendo un periodo felice – , in quella di Leipnik in Germania settentrionale di inizio XVIII secolo, un tipico signorotto tedesco, pasciuto e ben vestito ma con la spada alzata pronta a colpire – a dimostrazione delle persecuzione subite da quelle parti e in quegli anni. Così anche in tempi più recenti. Nella Haggadah Szyk publicata a Polonia intorno al 1940, il cattivo ha i baffi di Hitler, in quella israeliana edizione Moked del 1964, ha sembianze arabe, una scimitarra in mano e baffi orientali. Guardate anche le illustrazioni del figlio saggio, e notate se sembra inverosimile o di altra epoca, o se invece pare il rabbino della porta accanto. E che dire del figlio semplice? Ne riparleremo il prossimo anno, a Dio piacendo. Hag Sameah.
Daniele Liberanome, critico d’arte