Tea for Two – Mad men-mania

Don is back. Joan is back. Betty is back. Roger is back. Dopo mesi di attesa il telefilm rivelazione che dal 2007 tiene banco in tutto il mondo è tornato. I mad men sono tornati. Instancabili pubblicitari di Madison Avenue, bevitori incalliti, adulteri con un tale senso di colpa a intermittenza da far arrossire Raskol’nikov, alle volte demenziali, ma irresistibili. Siamo già alla quinta stagione. Sembrava ieri quando quello strano e meditabondo Don Draper fumava lucky strike e sbevazzava old fashion. Sembrava ieri quando la bellissima, elegante (tanto da aver lasciato dietro di lei orde di donne che vogliono assomigliarle) Betty Draper ci mostrava quanto essere una casalinga degli anni ’60 con una casa con il giardino, due figli e un marito canaglia fosse terribilmente insufficiente per i suoi bisogni. Fiumi di inchiostro scorrono impetuosi, ricchi di parole che nuotano esaltando, elogiando, gridando al miracolo, alla rinascita di una tv di qualità. Ma la cosa che mi colpisce maggiormente è il suo graduale miglioramento. Come una formichina Mad men è iniziato lentamente, con poche speranze. Pensare che all’inizio un po’ noiosetto lo era. Bisognava adattare gli occhi a quella cupezza illuminata solo da qualche luce al neon che rendeva tutto un po’ malaticcio. Poi il legno, la moquette, le tendine marroncini. A dare colore ci pensavano i capelli rosso fuoco di Joan e gli abiti pastello di Betty. Macché dico, i colori sono stati e saranno sempre loro, le mad women. Quelle che alla fine lavano i bicchieri da Martini stando attente a non romperli. Matthew Weiner, creatore della serie nato a Baltimora e da genitori ebrei, nel 2011 è stato inserito dal Times nella lista delle 100 persone più influenti del mondo. Ed effettivamente la Mad men-mania è scoppiata, ma in maniera assai raffinata. Non ci sono ragazzine urlanti che incitano Jon Hamm/Don Draper a renderle vampire mordendole sul collo come è successo con Twilight. E non mi risulta che qualcuno abbia iniziato ad attaccare lucchetti sul ponte di Brooklyn. I cultori della serie sono irrimediabilmente snob. Ma di uno snob simpatico. Prima sono arrivate le barbie della Mattel acconciate come i protagonisti. Poi decine di libri: da come impararsi a vestire, ai cocktail e come organizzare una festa in puro stile NY anni ’60 (cosa che voglio applicare il prima possibile). Così adesso un po’ tutti ci sentiamo un po’ Mad a fingere di saper preparare un Martini con uno shaker di plexiglass. Unica pecca? Mi dispiace non veder più una delle prime amanti di Don, Rachel Menken, proprietaria di un grande magazzino che si rivolge all’agenzia pubblicitaria per svecchiarne l’immagine. Se vogliamo poi continuare sulla linea di riferimenti a noi vicini, la puntata 1×06 si incentra su nuovo prodotto da pubblicizzare: il turismo in Israele e per farlo gli uomini di Madison Avenue cercano di documentarsi perfino leggendo Exodus. Mad Men è tornato. Fidatevi è un marchio garantito. Bisogna fidarsi della pubblicità. O no?

Rachel Silvera, studentessa