Antisemitismo in versi

Sembra che ormai esprimendosi in versi o in una forma ritenuta artistica si possa dire di tutto. Così uno scrittore tedesco, con un passato da SS, può scrivere che Israele rappresenta una minaccia all’umanità, che qualsiasi tentativo di difendere il diritto di un popolo a esistere avvenga tramite la scomunica dell’antisemitismo o che le colpe della Germania della Shoah, impongano la vendita di sommergibili a Israele che provocheranno crimini incancellabili. Il problema, ancora una volta, non è tanto nella gravità delle affermazioni, quanto nel triste tentativo di difesa che rasenta il ridicolo. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché l’espressione artistica comprenda degli spazi che, più che alla semplice libertà, assomigliano tanto ad un privilegio. Non esiste nessuna patente da poeta, da vignettista o da cantante che possa giustificare affermazioni intrise d’odio che altrimenti non sarebbero comunemente accettate. Il rischio che corriamo è che mentre nel passato le fiabe, le poesie o l’arte servivano come allegorie per esprimere la voglia di libertà, oggi, al contrario, queste possano divenire il mezzo per propagandare quell’odio che altrimenti non verrebbe manifestato.

Daniel Funaro, studente